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Futureland 2018: siamo pronti per questo oppure no?

La seconda edizione della gigantesca tech conference organizzata da Talent Garden ha riunito il 15 e il 16 novembre più di 1500 partecipanti
  • Futureland, la seconda edizione in Talent Garden Calabiana
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    Futureland, la seconda edizione in Talent Garden Calabiana
AA

«Vuole provare a giocare a un’escape room di realtà aumentata?». «Certo, piacere, io sono il responsabile italiano di Hp».

Due battute captate nell’aria, un giro di sguardo intorno alla stanza ed è un mondo che senti subito che è già oltre, galvanizzato, spinto e proiettato a quel futuro in cui l’automobile si guida da sola, l’arredamento di casa lo estrai dallo smartphone e tu parli lingue straniere senza mai averle imparate. E dicono che sia, se non già il presente, dopodomani.

Pianeta Futureland 2018, dove esperti nazionali e internazionali delle tecnologie emergenti si sono trovati per parlare di innovazioni e possibilità di business per Blockchain, Intelligenza Artificiale e Immersive Technology (realtà virtuale e realtà aumentata). Questa seconda edizione della gigantesca tech conference, che si è aggiudicata il Best Event Award nel 2017, organizzata da Talent Garden, ha riunito il 15 e il 16 novembre nella sede di via Calabiana a Milano più di 1500 partecipanti, fra imprenditori, business innovator e top manager di fama mondiale. Il tutto con quel format coinvolgente e interattivo che è ormai la cifra di Tag e di Davide Dattoli, partito da Brescia e dal 2012 ceo e co-founder della più grande piattaforma in Europa di networking e di formazione digitale.

Dimenticatevi l’immagine di convegno che avete in mente, un po’ impettito, la sfilza di relatori che si sussegue al tavolo e il pubblico che anche se è interessato dopo un po’ comincia a sbadigliare. Nulla di tutto ciò. Oltre la tenda nera che segna l’accesso alla Conference room di questa terra del futuro c’è un’enorme stanza al buio con un palco blu elettrico da cui Dattoli apre le danze: «Benvenuti al livello successivo delle opportunità di business». E queste si presentano man mano, come se fosse uno show ma con (elevati) contenuti. Il modello degli interventi è quello della TedX: uno storytelling di 20 minuti, in piedi e con slide e video sullo sfondo.

Così, intervallati dalle domande dalla giornalista olandese Ciara Byrne, solo nella prima giornata passano a ruota i big come Tom Lyons, direttore della ricerca di Consensys e tra i maggiori esperti al mondo di blockchain, James Pak, corporate VP global, Mobile di Samsung, Tom Emrich, investitore e community builder di Super Ventures, oltre che tra le 30 persone più influenti al mondo per AR/VR. E ancora, Davide Casaleggio che sintetizza con una nave da pirati la sua nuova idea di business per il blockchain, Mauro Rubin, ceo di Joinpad, eccellenza italiana nel campo della realtà aumentata, Henrik Landgren, creatore del team Analytics di Spotify, e poi Susan Oh, la grintosa fondatrice e ceo di MKR AI e advisor dell’assemblea generale dell’Onu, che arriva smanicata, braccia tatuate, e interpella gli uditori: «Non spaventiamoci della tecnologia, in fondo è solo uno strumento. Che può tagliare o, nella migliore delle ipotesi, aiutarci a costruire».

Tre i palchi in totale, ma quella che cattura di più i curiosi è l’Experience Area: uno spazio dove sperimentare le innovazioni, ma anche dove fermarsi a parlare con gli imprenditori. Un Cute Robot per facilitare gli incontri di business, una visita virtuale a Electrolux – nel giro di 50 metri quadrati il futuro lo si tocca con mano. O è il futuro che ti ingloba direttamente, come nel gioco di AR realizzato da Another Reality, giovane azienda milanese, con Ibm, a cui chiunque poteva partecipare. C’è anche Pico, un headset per le presentazioni virtuali  adottato anche Yoox Net-a-porter, leader globale nel luxury fashion e-commerce.

E sono d’impatto questi oggetti o esperienze quasi ultrasensoriali, tanto quanto un’affascinante Leen Segers, creatrice di Netlog e ora a capo del colosso Lucidweb, mentre traccia una brevissima linea del tempo della storia del browser (dal ’94 con il Cyber Banana a oggi), mostrando come e perché a breve saremo in grado di connetterci alle cose reali dagli smartphone, dagli iPhone e perfino da Wikipedia.

In pausa pranzo le chiacchiere proseguono, gli incontri si moltiplicano e gli affari probabilmente anche. A voce o, ovviamente, sui tablet. Ci si scambia pareri, si danno e ricevono consigli, appollaiati ai tavolini, gustandosi della quinoa o un riso venere in piatti di plastica biocompostabile. Sembra la cosa più normale del mondo, anche se l’atmosfera resta carica, elettrizzata. Perché non dovrebbe esserlo in fondo. Contando anche che, secondo una ricerca realizzata proprio da Talent Garden, Blockchain, Intelligenza Artificiale e Immersive technology raggiungeranno nel 2021 una crescita stimata di oltre 200 miliardi di dollari.

Tom Emrich ne è sicuro: queste tecnologie ci divoreranno. Si spera in senso buono, anche se è tutto da vedere. Ma, al di là delle ipotesi e degli scenari possibili, la vera domanda alla fine resta quella con cui il visionario canadese ha chiuso il suo intervento: Siamo pronti per questo o no?

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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