Futura Expo, ci sono cose concrete e scampoli di futuro

Le aziende se non si fanno vedere hanno meno opportunità, anche di presentarsi ai giovani lavoratori di domani
Le aziende devono saper guardare al futuro - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Le aziende devono saper guardare al futuro - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
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Futura Expo come occasione per presentarsi ad un pubblico vasto, eterogeneo, fatto di studenti, di imprese, anche di famiglie che abbiano un «papi» e una «mami» appena appena curiosi (van bene anche i nonni), interessati al loro di domani e a quello di figli e nipoti. Venite in fiera.

Per le aziende presenti è l’opportunità di fare vedere cosa sono le fabbriche di oggi, per la gran parte lontane dagli antri grigi e polverosi di anni fa. Le aziende stanno capendo una cosa: che se non si fanno vedere dal vivo hanno meno opportunità di cogliere quel che oggi, in particolare, è l’asset - il valore - più ricercato: la gente che ci lavora dentro. E lo stanno capendo anche le più piccole, quelle perse fra le pur rade brume della Bassa o che se ne stanno nelle valli: se non ti fai conoscere la gente - i ragazzi - tendenzialmente andranno dove se non in quelle aziende che questo passaggio l’han capito prima?

E allora si capisce l’investimento che molte imprese hanno fatto su Futura Expo. Sanno bene che di sistemi automatizzati o di plance di controllo qui non ne venderanno. Ma ci sono: per farsi vedere e far toccare con mano quel che fanno, per far capire e vedere ai ragazzi (per tornare al discorso più sopra) che un domani possibile c’è anche qui senza dover andare in Australia. Ed è per questo che Futura Expo è anche una vicenda per famiglie.

Il simulatore di guida sul trattore - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Il simulatore di guida sul trattore - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Di quel che vedremo domani qui se ne ha una anticipazione, diciamo degli scampoli di futuro. Ma nulla di particolarmente futuribile, e scusate il bisticcio di parole, ma roba pratica, concreta. Facciamo un esempio. Ai Bioeconomy Dialogues (animati, fra gli altri, dalla prof. Laura Depero, Ingegneria) si parla di economia del recupero. Le cose si possono fare non solo perché è bene farle (recupero, riciclo) ma perché sono anche convenienti, che è un tema che le imprese forse capiscono di più e meglio. Poca accademia, casi concreti, documentati e certificati.

Cristian Fracassi (sì, l’ingegnere delle mascherine respiratorie ai tempi del Covid) va avanti a fare quel che sa fare: ideare cose nuove. Dal palco ha presentato un progetto su come depurare l’acqua e il colorante che viene utilizzato dall’industria tessile per tingere i tessuti. Sono numeri da brivido: mediamente mezzo milione di litri di acqua al giorno (ad azienda) e in un anno è come ci fossimo bevuto e inquinato un lago d’Iseo. Si sono trovati dei funghi (peraltro utilizzati in altre lavorazioni, quindi scartati) in grado di aggregare particelle di acqua. Risultato: l’acqua da nera diventa trasparente, non potabile (per ora) ma trasparente.

Evviva: si può fare. Acqua pulita con annesso recupero dell’inchiostro colorante. Per ora partirà a breve un piccolo impianto-pilota (due mila litri d’acqua al giorno). E poi si vedrà. È solo un esempio di quel che potete trovare alla fiera di Brescia. Memo finale: ingresso e parcheggio liberi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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