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Fiera Ecomondo: perché essere «green» è necessario

Quindici le aziende bresciane che hanno partecipato alla grande vetrina digitale
Essere più a misura d’ambiente aumenta la competitività
Essere più a misura d’ambiente aumenta la competitività
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La sostenibilità non è un vezzo o una moda passeggera ma una necessità. I cambiamenti climatici hanno imposto un cambio di rotta repentino, negli atteggiamenti dei singoli, delle istituzioni e delle aziende. Quest'ultime hanno colto la sfida scoprendo però, nei loro processi di ammodernamento tecnologico e di diminuzione dell'impatto ambientale, che la sostenibilità non è soltanto un obbligo morale ma si è imposto, e sempre più lo farà, come vero e proprio fattore di competitività sui mercati.

Non è un caso perciò che 15 aziende bresciane, attive in settori che vanno dalla produzione di macchine industriali, di magneti passando per il riciclo di materiali di scarto, abbiano scelto di partecipare alla 24esima edizione di Ecomondo, principale fiera italiana dedicata all’economia circolare che si è svolta completamente online a causa delle restrizioni legate alla pandemia. Inizialmente organizzata a Rimini e contestuale alla «gemella» Key Energy dedicata alle energie rinnovabili, la fiera virtuale allestita da Italian Exhibition Group ha chiamato a raccolta 400 imprese italiane dal 3 al 15 settembre. Due settimane durante le quali non solo si sono potute mettere in mostra nella vetrina digitale ma che si sono imposte come sintesi dello stato dell’arte dell’economia, nazionale e internazionale, in ottica di sostenibilità.

Con oltre 500 ore di convegni, ai quali hanno partecipato anche docenti dell'università degli Studi di Brescia, «è stata condotta un’analisi puntuale dell'impatto della pandemia nei diversi ambiti della manifattura, del nostro patrimonio naturale e costruito - sottolinea Fabio Fava, presidente del Comitato scientifico di Ecomondo -. Abbiamo cercato di enucleare le azioni che potranno consentirci una rigenerazione sistemica ed inclusiva delle nostre industrie, delle nostre città, di suolo, acque e mari, per un pronto recupero economico, ambientale e sociale del Paese assieme all'Europa e all’area del Mediterraneo».

E non a caso la rassegna si aperta con la nona edizione degli Stati generali della Green economy, assise che si è focalizzata in modo specifico sulle proposte per il piano italiano di rilancio con l'utilizzo dei fondi di Next Generation Eu: tra i capisaldi emersi durante i due giorni di discussione, ai quali ha partecipato anche il ministro per l’Ambiente Sergio Costa, figurano gli incentivi per tecnologie di riciclo dei rifiuti plastici e del settore edile, la riduzione del tasso di motorizzazione privato italiano al di sotto di 500 auto per mille abitanti entro il 2030, e l’incremento dell’agricoltura biologica, contestualmente al taglio dei fertilizzanti chimici. Obiettivi di certo ambiziosi ma che sempre più si impongono come ineludibili, anche alla luce di un mercato dove il livello di sostenibilità, ambientale ma non solo, è diventato un elemento discriminante nella valutazione delle performance aziendali, non meno del margine operativo lordo o dei ricavi.

Un’analisi validata dalla forte presenza di buyer esteri, 350 imprese presenti online e arrivati da tutti i cinque continenti. Competitività. «Chi ha scelto la sostenibilità è più competitivo nei mercati esteri e i green job in Italia hanno superato i tre milioni di unità - la conferma arrivata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante l'inaugurazione del 3 novembre -. Nel nostro Paese sono state 432 mila le imprese che nell'ultimo anno hanno investito in tecnologie verdi». Una crescita esponenziale al quale il Bresciano ha partecipato da attore protagonista. Lo conferma la presenza, nonostante l'attuale critica situazione, dei 15 espositori nostrani, lo attesta il mutato rapporto dell'industria provinciale alle tematiche ambientali e di sostenibilità in senso lato.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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