«Farmaco o veleno? È solo l’uomo che sceglie il ruolo della tecnologia»
Il fatto: un chip impiantato all’interno del corpo consente di prevedere l’insorgere di una malattia. Che viene così debellata, o per lo meno i suoi effetti sono arginati.
Le cure, per chi accetta di farsi impiantare questo dispositivo (l’esempio più famoso è ovviamente Neuralink di Elon Musk, che a febbraio ha ricevuto l’autorizzazione per avviare la prima sperimentazione umana), sono gratuite. A questo punto è altamente probabile che una parte dei lettori stia inorridendo al pensiero di accogliere sotto la propria pelle una simile tecnologia. Per contro ci sarà invece chi sta affermando che non ci penserebbe due volte ad approfittarne.
La cosa in sé e per sé non è terribile: è la lettura - e chiaramente l’uso - che l’uomo con la sua ragione ne fa che carica il fatto di significato.
Strumenti
Quello appena accennato è solo uno degli esempi portati da Markus Krienke, docente di Etica sociale cristiana e Dottrina sociale della Chiesa alla facoltà di Teologia di Lugano, agli studenti del Liceo Arnaldo in occasione dell’incontro «Introduzione alle opportunità e rischi dell’Intelligenza artificiale».
Promossa dal professore di Storia e Filosofia dell’Arnaldo Giovanni Formichella, la conferenza, alla quale ha assistito anche la dirigente scolastica dell’istituto di corso Magenta Elena Lazzari, aveva l’obiettivo di fornire ai ragazzi del liceo classico alcuni strumenti di riflessione sulle nuove sfide imposte dalla tecnologia, dimostrando come il senso critico associato ai valori dell’umanesimo rimangano ancora oggi fondamentali quando si parla di intelligenza artificiale.
Capacità critica
Che quest’ultima sia un dono oppure un veleno (un farmaco, dal greco «pharmakon», al contempo un rimedio contro una malattia e una sostanza tossica), che si stia coltivando i Giardini di Adone o, al contrario, un terreno fertile, è solo e unicamente l’uomo a deciderlo servendosi della sua capacità critica. «Che non deve mai perdere - ha osservato Krienke -: il rischio è di diventare tutti quanti pigri e, di conseguenza, finire con l’accettare ogni cosa senza riflettere, semplicemente avendola chiesta a ChaGpt o ad altre forme di intelligenza artificiale generativa».
La tecnologia è un mezzo che va sfruttato anche per risolvere i problemi. «Già solo il fatto di viverla come una sfida all’umanità ci dice già molto - ha sottolineato Krienke -. L’uomo ci sarà anche domani, non verrà sostituito dalle macchine: è insostituibile, lo è la sua consapevolezza, che le macchine non hanno».
Ecco perché le discipline umanistiche non saranno mai obsolete e vanno quindi coltivate. «Oggi le aziende leader assumono filosofi e classicisti che conoscono il latino e il greco - ha affermato il docente -: in poche parole persone che sanno ragionare».
Se è assodato che le nuove tecnologie possono (e, di fatto, possono molte cose), è altrettanto vero che non sono intelligenti: è qui che interviene l’uomo. «Esse fanno sì che succeda qualcosa, agiscono sulla realtà - ha detto il professor Krienke - ma è poi l’utilizzo che ne facciamo che la trasforma».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Tecnologia & Ambiente
Il futuro è già qui: tutto quello che c’è da sapere su Tecnologia e Ambiente.