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Dove c’era la Legler, è nato il Global Cloud di Aruba

A Ponte San Pietro riqualificati 200 mila mq in meno di un anno. È il più grande data center d’Italia: una cattedrale per i dati
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AA

Più di 200 mila metri quadrati di superficie, riqualificati in 284 giorni. Sugli spazi dell'ex cotonificio Legler a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, è sorta la fabbrica del futuro, che il 5 ottobre 2018 ha compiuto il suo primo anno di vita.

È il Global Cloud Data Center, il data center più grande d'Italia targato Aruba, la società leader in Italia per i servizi It di web hosting, e-mail, Pec e registrazione domini. Nata nel 1994 dall'intuizione della famiglia Cecconi, che dopo un viaggio negli Stati Uniti decise di passare dalle traversine delle ferrovie all'emergente mondo del web, oggi Aruba possiede, oltre a quello bergamasco, due data center ad Arezzo e l'Hyper Cloud Data Center, in fase di progettazione a Roma. Più un quinto in Repubblica Ceca e le strutture partner in Inghilterra, Francia, Germania e Polonia.

Abbiamo visitato la prima delle 5 palazzine attive a Ponte San Pietro, insieme agli alunni e al comitato direttivo del Collegio universitario di merito Luigi Lucchini di Brescia. A prima vista sembra un ufficio comune, con i tavolini nella hall e le porte scorrevoli. Ma per accedere al cuore del data center, ossia le sale con i server, bisogna superare stanze munite di sensori e videocamere e sei controlli di sicurezza, che leggono una combinazione di badge e pin.

Lungo asettici corridoi bianchi si aprono le dieci sale macchine, da circa 1000 metri quadri l'una: file di armadi, i rack, fino a 350 per stanza, in cui sono allineati i server che elaborano i dati dei clienti di Aruba - aziende piccole e colossi, banche, pubbliche amministrazioni -, provenienti da siti internet, archivi in cloud, e-commerce.

I clienti possono acquistare il loro spazio, fisico o in cloud, in base alle loro esigenze. Il tutto senza problemi di connettività, perché gli spazi di Aruba sono neutri, dunque accessibili a tutti i provider con un collegamento in fibra ottica che consente anche di scambiare il traffico con tutti gli operatori presenti al Milan Internet eXchange, il più grande snodo tra internet provider in Europa.

Asse portante della costruzione del data center è la ridondanza, garantita dalla certificazione Rating 4 secondo ANSI/TIA 942. In questi impianti a 2N+1, viene fatto in pratica «il back up del back up del back up - spiega Marcello Gambetti del team Pre-Sales, nostra guida di giornata -. Ogni elemento ha il suo gemello per garantire la continuità dei servizi qualora l'originale non funzionasse».

Vale sia per la raccolta dati sia per gli impianti di energia e di raffreddamento, che garantiscono la temperatura degli armadi fra i 18 e i 20 gradi. Per questo sono tornati utili i pozzi della Legler. Attraverso un sistema di ricircolo chiuso, l'aria fredda viene incanalata sotto gli armadi dei server, entra nei rack, li stempera e poi viene dispersa in un controsoffitto alto tre metri.

Quanto a consumi di energia, va da sé, i macchinari fanno a gara. Per ammortizzare i costi, Aruba ha investito nella centrale idroelettrica e in un ex magazzino dell'ex cotonificio, diventato sede del Power Center. La corrente è gestita grazie ad un doppio power center multi-modulare, ossia in enormi container strutturati in varie unità (Power Center, UPS e Batterie) per una potenza che arriva fino a 15 mw per tutto il data center. All'esterno, generatori diesel garantiscono il funzionamento del data center per 48 ore in caso di blackout.

«Quando la struttura sarà a pieno regime, consumerà quanto tutta la città di Bergamo. Ma in modo ecosostenibile: grazie anche agli impianti fotovoltaici, tutta l'energia utilizzata da Aruba proviene al 100% da fonti rinnovabili.

Oggi a Ponte San Pietro lavorano 120 persone. Cinquanta in più rispetto a quelle di partenza, un anno fa.

 

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