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Dopo il Fin il Tech e il Net: occhio al Green

La finanza «verde» a rischio bolla speculativa
La postazione di un broker finanziario - © www.giornaledibrescia.it
La postazione di un broker finanziario - © www.giornaledibrescia.it
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C’è un rischio bolla all’orizzonte. É un rischio, per ora nulla di conclamato, ma qua e là si coglie qualche segnale di allerta. Il rischio o il pericolo è quello di una bolla legata in generale a tutto quanto oggi definiamo green. La bolla in questione è finanziaria. C’è un gran parlare, grandi dibattiti, fatti reali, scoperte, brevetti, invenzioni, cose vere e concrete e intorno, come sempre, c’è un mondo di finanza e di capitali che un po’ aiutano e un po’ ci giocano.

Non è una novità, ma vale la pena di fare una segnalazione. Negli anni Ottanta siamo passati in finanza nella fase Fin: in realtà era la scoperta della finanza e un po’ tutto quello che aveva il sapore della finanza (il leasing, il factoring, gli indici di Borsa) assumevano un valore doppio-triplo per poi ovviamente cadere. Negli anni Novanta ci fu la fase Tech-Informatica; sul finire di quel decennio si entrò nel pieno della fase Net (internet) per cui bastava fare una società che avesse un suffisso Net ed il gioco era fatto. Erano gli anni (qualcuno ricorderà) in cui una azienda di informatica bresciana arrivò in Borsa a valere più della pur malmessa Fiat.

Patatrac generale. Ora, dopo un decennio magro, il mondo si interroga sul suo futuro e quindi tutto quel che è green si carica di fascino, a prescindere. C’è molto di buono, naturalmente, c’è anche roba che puzza. Lo chiamano green-washing: aziende e finanza verdi e sostenibili solo di nome. Un po’ come quando bastava aggiungere un Net o un Fin e in Borsa andavi come una schioppettata. Ma solo per qualche mese...

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