Dirompenti, coraggiose e cool: tre startup pronte a volare

Di innovazione e startup, ormai, quasi non va più di moda riempirsi la bocca. Sono archiviati i bei tempi in cui bastava ideare un’app qualsiasi per potersi mettere il cappello dell’unicorno digitale. Oggi il pubblico non crede più alla fuffa, la startup per emergere e conquistare deve puntare al «disruptive», cioè a quel modo di far imprenditoria (non per forza digitale) che rompe gli schemi in modo dirompente, appunto. L’intenzione di sparigliare le carte non è mancata all’Open Innovation Weekend, ospitato nei giorni scorsi dalla digital factory di Sfida Italia 4.0 a Flero.

Rispetto alla scorsa edizione, sono aumentati i momenti formativi e di laboratorio, ma anche gli spazi dedicati alle startup. E di aria fritta, nemmeno il sentore. Tra esoscheletri e robot, tre startup hanno brillato in particolare, sia per guizzo creativo che per capacità di presentarsi (aspetto che non guasta, soprattutto nell’era della congestione da startup).

Le startup del Digital Innovation Weekend a Flero

Nimrod è un’azienda torinese - fondata dal giovane Paride Papathanasiu, 28enne studente del Politecnico di origini greche - che deve il nome a un personaggio biblico, tra i fondatori di Babele. E proprio di lingue si parla, perché Paride e il suo team hanno creato delle cuffie «ear free» (cioè che non hanno bisogno di essere infilate nelle orecchie), che si indossano come una specie di cerchietto e sfruttano la tecnologia della conduzione ossea.

Connesse in bluetooth con un’app da scaricare sullo smartphone, sono in grado di tradurre in tempo reale messaggi in più di cento lingue diverse. «Provate a immaginare l’uso che se ne potrebbe fare nel turismo - spiegano - senza dover usare per forza l’inglese e tutelando le diversità linguistiche». Insomma, il sogno di un mondo senza barriere, alla cifra neanche troppo inaccessibile di 199 euro per i privati e in formula abbonamento per le aziende a 159.

Le startup del Digital Innovation Weekend a Flero

Si chiama Groen Akkedis (significa ramarro verde in afrikaans) la start up di Dalmine che ha inventato Energy mixer: un dispositivo elettronico che offre a chiunque la possibilità di ottimizzare l’efficienza energetica della propria casa o azienda. L’aggeggio, bello anche da vedere e personalizzabile nel colore - unisce l’energia prodotta da fonti rinnovabili con quella di provenienza fossile, consentendo di risparmiare un tondo 20% in bolletta. «Il nostro amore per l’ambiente - spiega Silvio Sottocorno - ha trovato forma in questo inverter, che tra l’altro non richiede nessun iter burocratico per l’installazione». Il colpo di genio? Far dialogare tecnologie già esistenti con un occhio di riguardo all’efficienza. In principio fu un pandino.

Le startup del Digital Innovation Weekend a Flero

Per U-Miles tutto è iniziato in garage con una vecchia Panda a fare da campione e, come insegna la storia della Silicon Valley, non può che essere di buon auspicio. Ospiti dell’incubatore di Bergamo Sviluppo, i ragazzi hanno brevettato uno speciale dosso che sfrutta il passaggio di auto e camion per convertire l’energia cinetica in energia elettrica. Una scocciatura inevitabile come il traffico, dunque, che diventa risorsa: l’avreste mai pensato?

L’intuizione a un anno dal varo del progetto piace già a tante aziende e un prototipo è già in fase di lavorazione in quel di Varese. Tra gli interessati, anche Autostrade. «L’aspetto interessante di U-Miles - aggiunge il giovanissimo amministratore delegato Andrea Colombi - è che permette di raccogliere dati in chiave 4.0 e tenere monitorate le strade. Una sorta di dosso intelligente sempre connesso, in grado di segnalare tempestivamente eventuali malfunzionamenti».