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Dai vigneti bresciani i nuovi bio-prodotti per bonificare terreni

Da UniBs parte il progetto «Creiamo»: scarti di vigne e uliveti verrano usati per degradare idrocarburi
«Creiamo» è un ambizioso progetto di economia circolare che sfrutta gli scarti dei vigneti
«Creiamo» è un ambizioso progetto di economia circolare che sfrutta gli scarti dei vigneti
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Quando si inizia a parlare di terreni contaminati, chi vive in provincia di Brescia si sente sempre chiamato un po’ in causa. Motivo per cui l’esistenza di uno studio che potrebbe invertire almeno in parte il triste primato del nostro territorio è già una buona notizia di per sé.

Si chiama «Creiamo» ed è un ambizioso progetto di economia circolare che mira a utilizzare gli scarti del vino e dell’olio per produrre sostanze in grado di trattare i terreni contaminati. A coordinare i lavori, finanziati da Fondazione Cariplo con un fondo di 300mila euro, è il team di Ingegneria sanitaria-ambientale del prof. Mentore Vaccari, docente all'Università degli Studi di Brescia, in collaborazione con altri due partner, l’Università degli Studi di Milano Bicocca ed Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). «È un progetto che richiede un approccio multidisciplinare - spiega Vaccari -, sia per i processi innovativi che stiamo sperimentando sia per i nuovi modelli di business che vogliamo creare».

Punto di partenza di «Creiamo» è la produzione di un nuovo tipo di bio-tensioattivi, cioè sostanze con base biologica che vengono impiegate per risanare i terreni contaminati da idrocarburi, tra i maggiori oli inquinanti. «Di solito i tensioattivi sono generati da combustibili fossili - illustra Andrea Franzetti, docente di Microbiologia in Bicocca - e la versione bio ha costi di produzione molto elevati. Così abbiamo pensato di utilizzare per la prima volta gli scarti delle filiere vinicola e olivicola, presenti peraltro in quantità significative già nella sola Lombardia. In questo modo si ottiene una soluzione completamente biodegradabile ad alto valore aggiunto». L’idea è quindi quella di utilizzare i bio-tensioattivi prodotti dagli scarti di vino e olio all’interno dei trattamenti già esistenti per i terreni inquinati. Tanto nel lavaggio tradizionale quanto nei processi biologici che già sfruttano l’attività batterica per degradare gli idrocarburi, i bio-tensioattivi targati «Creiamo» andrebbero ad azzerare l'impatto ambientale dell’intero procedimento, risanando al contempo il terreno.

«Al momento stiamo sperimentando questa soluzione in laboratorio e in due impianti, a Calcinate e al Brixiambiente di Maclodio - prosegue il prof. Vaccari -. Quest’estate concluderemo le valutazioni su resa, costi e ciclo di vita». Intanto però è già partita la terza fase del progetto (che si concluderà a dicembre 2021), dedicata a quella che viene chiamata «simbiosi industriale». «È una strategia di economia circolare per promuovere modelli di business innovativi, partendo da quello di «Creiamo» - spiega Silvia Sbaffoni, ricercatrice di Enea -. L’obiettivo è favorire lo scambio di risorse (materia, energia, acqua, competenze, logistica, ecc.) tra aziende di diversi settori, così da aumentare la competitività di ciascuna e portare beneficio a tutto il territorio». L’iniziativa sta per approdare anche a Brescia: il 19 febbraio si terrà il primo Tavolo di simbiosi industriale rivolto alle aziende della provincia. «Ci rivolgiamo innanzitutto alle imprese vinicole e olivicole, ma vorremmo riuscire a dare vita a un ecosistema di imprese che riescano a collaborare in ottica più sostenibile».

 

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