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Criptovalute addio: giovani a parte, gli italiani si sono già disamorati

Da giugno a settembre si registra un calo del 32%. Panetta (Bankitalia): «Gioco d’azzardo e attività speculative»
Bitcoin - © www.giornaledibrescia.it
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I giovani restano attratti dalle criptovalute ma nei portafogli degli italiani ci sono meno «monete», o meglio asset, digitali. Nel terzo trimestre gli oltre 1,1 milioni di clienti italiani detenevano attivi per 911 milioni di euro. Con un calo del 32% rispetto al trimestre precedente.

Un valore che, va detto, non tiene conto della ripresa delle quotazioni di molte cripto negli ultimi mesi dopo le forti perdite dovute al generale riassorbimento della liquidità e l’aumento dei tassi deciso dalle banche centrali e dopo il crac di Ftx. Attualmente il Bitcoin, ad esempio, scambia poco sopra i 40mila euro contro i 15mila di un anno fa.

Cripto come... i social

I dati arrivano dal monitoraggio dell’Oam, l’organismo di agenti e mediatori al quale, dall’estate scorsa, gli operatori sono obbligati a iscriversi e quindi alimentare il data base. Le cripto restano attraenti specie per le fasce più giovani. La loro forte presenza su web e app, la relativa facilità di acquisto, la novità e la promessa di facili guadagni sono fra le principali cause. Un interesse solo scalfito dalle polemiche sulla legittimità e rischiosità degli attivi digitali.

James Dimon, il top banker a capo della Jp Morgan Chase, ha chiesto ancora una volta la loro messa al bando negli Usa e critiche sono state più volte espresse da Bce e Banca d’Italia che hanno sottolineato la loro rischiosità.

L’attuale governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, che nel suo ruolo alla Bce ha predisposto il progetto dell’euro digitale, le ha definite «un gioco d’azzardo ed attività speculative». E però l’attrazione dei giovani resta. Scorrendo i numeri dell’Oam infatti «all’interno della categoria delle persone fisiche, i soggetti della fascia d’età tra i 18 e i 29 anni rappresentano la quota maggiore, pari al 38%, seguita dai clienti con età compresa tra 30 e 39 anni (28%). Il peso percentuale si riduce man mano che sale la fascia d’età, arrivando all’1% per gli ultrasettantenni».

I millennials (i nati cioè tra il 1980 e il 1996) poi sono quelli più attivi: il numero delle operazioni di conversione da valuta legale a virtuale effettuate da questa categoria rappresenta il 39,8% del totale mentre il numero di operazioni di conversione da valuta virtuale a valuta legale è pari a oltre la metà (51,4%). É chiaro che in termini di valore gli investimenti maggiori arrivino dagli ultra-quarantenni con maggiore reddito e capacità di spesa: i clienti dai 40 ai 60 anni: questa fascia di età detiene il 53,5% del saldo totale delle valute legali.

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