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Cosa prevede l'accordo della Cop15 per fare del 30% di mari e terre area protetta

A Montreal è stato firmato il documento finale della Conferenza sulla biodiversità
Acqua e terra - © www.giornaledibrescia.it
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Storico accordo alla Cop15 sulla biodiversità che si chidueo oggi a Montreal in Canada. I paesi dell'Onu hanno concordato di rendere area protetta entro il 2030 il 30% del suolo e dei mari del Pianeta. Si tratta di una conquista visto che al momento sono aree protette solo il 17% delle terre e l'8% dei mari.

Oltre a ciò è stato stabilito di stanziare 30 miliardi di dollari all'anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella tutela della natura, di risanare il 30% degli ecosistemi degradati e di dimezzare il rischio legato ai pesticidi.

Questo è per sommi capi quanto ha stabilito la Cop15 presieduta dalla Cina (doveva tenersi a Kunming ma è stata spostata per il Covid). Il documento finale è passato nonostante una dura opposizione della Repubblica Democratica del Congo.

Acqua

Gli ambienti marini profondi sono il più grande habitat del mondo - © www.giornaledibrescia.it
Gli ambienti marini profondi sono il più grande habitat del mondo - © www.giornaledibrescia.it

Tale accordo risulta ancora più importante alla luce degli allarmanti dati forniti nel corso della Conferenza sulla biodiversità. Il 90% delle specie marine, circa 2,2 milioni di organismi, rischia di estinguersi e scomparire prima ancora di essere scoperto, con conseguenze imprevedibili per l'approvvigionamento alimentare umano e per la regolazione del clima.

«Gli ambienti marini più profondi sembrano, a prima vista, molto distanti e insignificanti ma l'oceano profondo, quello tra i 200 e gli 11mila metri di profondità, è l'habitat più grande del mondo - recita il documento firmato da un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Stefanie Kaiser, dell'Istituto di ricerca e Museo di storia naturale di Senckenberg (Germania) - e copre più della metà della superficie terrestre: è essenziale per la regolazione del clima globale, immagazzinando anidride carbonica e calore e mantenendo la biodiversità».

Terra

Parallelalmente a soffrire sono anche gli organisimi terrestri, con il numero complessivo di animali selvatici nel mondo che è calato del 69% fra il 1970 e il 2018. Lo rivela il Living Planet Index, uno strumento del Wwf e della Società Zoologica di Londra che misura 32.000 popolazioni di 5.230 specie animali. Le popolazioni calate maggiormente sono quelle dei leoni marini, degli squali, delle rane e dei salmoni, per le quali si parla di un collasso. Stanno calando rapidamente anche i mammiferi, gli uccelli, i pesci, gli anfibi e i rettili.

Il declino è stato particolarmente grave in America Latina e nei Caraibi, dove la popolazione di animali selvatici è crollata in media del 94%. L'Africa ha visto un calo del 66%, seguita da Asia e Pacifico col 55%, Nord America col 20%, Europa ed Asia Centrale col 18%. Sono più di 147.500 le specie a rischio nella «lista rossa» della Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura). Di queste, più di 41.000 sono sull'orlo dell'estinzione. Circa il 30% delle specie di mammiferi rischia di estinguersi

Italia

Carpione del Garda: ripopolamento contro il rischio estinzione - © www.giornaledibrescia.it
Carpione del Garda: ripopolamento contro il rischio estinzione - © www.giornaledibrescia.it

In Italia sono invece 40 le specie di vertebrati in pericolo critico, 65 quelle a rischio. Lo rende noto l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn).

Tra le specie vertebrate le cui condizioni sono peggiorate rispetto all'ultime rilevazione (del 2013) ci sono il Carpione del Garda, il Temolo adriatico, la Savetta, il Geotritone del Sarrabus, il Mignattino comune, l'Orecchione sardo. Entrano nella valutazione di «pericolo critico» (prima assenti per carenza di dati o non valutati): lo Squalo volpe, la Trota mediterranea, il Falco pescatore, il Voltolino, lo Schiribilla.

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