Città smart e sostenibile: Ori Martin alla Milano Digital Week
«Nessun uomo è un’isola», scriveva il poeta inglese John Donne nel Cinquecento. La sua era una riflessione esistenziale, ma guardando più prosaicamente al presente l’idea antichissima della compenetrazione delle parti per la sopravvivenza del tutto è valida per la nostra società iperconnessa e in marcia verso un futuro più green. Tradotto: perché si svolti davvero verso città più eque e sostenibili, oggi sappiamo che c’è bisogno dell’impegno di tutti. Imprese incluse, che sono chiamate a una transizione energetica non soltanto per adempiere ai regolamenti europei o per vantaggi economici, ma anche per contribuire al miglioramento della vita nei territori in cui operano.
È stato questo uno dei fil rouge della Milano Digital Week, la manifestazione che tra il 17 e il 21 marzo ha dato vita a oltre 650 eventi per parlare di «Città equa e sostenibile». A offrire un focus in particolare sulle sfide delle imprese lombarde per il rilancio italiano, fra sostegno al territorio e transizione green 4.0, è stata la tavola rotonda di Mecspe, la fiera dell’innovazione per le imprese manifatturiere organizzata da Senaf.
I dati dell’Osservatorio sulle Pmi lombarde, presentato all’evento «La Fabbrica senza limiti, digitale e sostenibile» del 18 marzo, raccontano di un tessuto industriale che inizia a prendere consapevolezza delle trasformazioni necessarie per il futuro. Molto forte è la spinta verso l’innovazione tecnologica: su 340 imprese coinvolte nell’indagine, oltre la metà pensa che gli incentivi statali debbano puntare ancora alla detrazione per l’acquisto di macchinari e beni strumentali (35%) e all’industry 4.0 (20%).
Fra le tecnologie che riguardano il manifatturiero, le aziende pensano di introdurre più connettività (32,9%), sicurezza informatica (23,2%), robotica collaborativa (17,9%), e poi ancora produzione additiva, internet of things e cloud computing. Resta però molto da fare sul fronte della ricerca e innovazione: la metà degli intervistati (+3% rispetto a luglio 2020) prevede un investimento in quest’ambito tra l’1 e il 10% della quota complessiva di fatturato, due su dieci sono pronti a stanziare una quota tra l’11 e il 20% e solo il 5,9% pensa di salire ancora.
Per ora, stando ai risultati dell’indagine Mecspe, la transizione energetica resta in fondo alle priorità (2,2%), ma la direzione presa dall’Unione europea con il Green Deal sta progressivamente cambiando la sensibilità e i modelli di business. Non a caso, tre aziende su dieci affermano di aver implementato processi sostenibili negli ultimi 12 mesi, in particolare per quanto riguarda la riduzione dei consumi (39%), l’attenzione all’inquinamento (34,4%) e l’ecosostenibilità dei prodotti (18,8%), ma anche il sostegno all’economia del territorio (10,8%). E proprio guardando alle ricadute sociali delle proprie attività, oltre il 40% delle aziende si dice intenzionata ad assumere giovani per affrontare meglio l’accelerazione dei processi digitali dell’ultimo periodo.
Tra le storie imprenditoriali di eccellenza presentate per via del loro impatto positivo sulla città c’è anche un caso bresciano: Ori Martin. Negli ultimi anni l’acciaieria di San Bartolomeo ha fatto molto per guadagnarsi l’immagine di fabbrica impegnata per la sostenibilità del territorio. «Noi ci troviamo proprio dentro la città - ha spiegato all’audience virtuale Roberto De Miranda, membro del comitato esecutivo Ori Martin -, per cui era cruciale ridurre l’impatto ambientale delle nostre lavorazioni. Lo abbiamo fatto tagliando innanzitutto le emissioni (oggi siamo il 95% sotto il limite consentito per legge), adottando un modo diverso di caricamento dei forni, che riduce anche il rumore, e trasportando l’ossigeno attraverso condotti sotterranei collegati con A2a, diminuendo il numero di camion».
Il contributo alla città di Ori Martin si è tradotto anche nel progetto iRecovery, che utilizza il calore dell’acciaieria per produrre energia elettrica e riscaldamento per le famiglie bresciane, e nella creazione di due parchi intorno all’azienda per creare una sorta di polmone verde che facesse da filtro tra la fabbrica e la città. Si tratta di un ciclo virtuoso che è stato esaminato approfonditamente durante l’edzione 2021 del Milano Digital Week.
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