Case green, per riqualificare gli immobili italiani servono fino a 1.000 miliardi di euro

La Redazione Web
Da ieri in vigore l’Epdb: per Deloitte oltre il 60% degli edifici non supera la classe energetica G
Cantieri su edifici residenziali - © www.giornaledibrescia.it
Cantieri su edifici residenziali - © www.giornaledibrescia.it
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La battaglia politica si è scatenata fin dalla sua proposizione da parte della Commissione europea ma ,ora che l’Energy performance building directive (Epbd) - meglio conosciuta come direttiva «Case green» - è realtà, bisogna farci i conti. In tutti i sensi. Per riqualificare il patrimonio immobiliare nazionale sarebbero infatti necessari tra gli 800 e i 1.000 miliardi di investimenti, con oltre otto edifici residenziali su dieci ritenuti obsoleti (120mila nel Bresciano).

È quanto emerge da un’analisi di Deloitte secondo cui la percentuale di immobili di classe energetica F e G in Italia è oltre il 60%, mentre in Germania arriva al 45%, in Spagna al 25% e in Francia al 21%. La nuova legislazione, in vigore dal 28 maggio (20 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), stabilisce nuove misure che imporranno ai governi un miglioramento strutturale dell’efficienza energetica degli edifici per abbattere consumi ed emissioni di Co2. L’obiettivo è tracciare un percorso per raggiungere un parco edifici neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.

Attuazione

Quanto alla sua attuazione la Commissione prevede che ogni Stato membro possa declinare la normativa sul proprio territorio in maniera autonoma, purché almeno il 55% del calo di energia derivi dalla ristrutturazione degli edifici con classi energetiche meno efficienti. Secondo la rielaborazione di Deloitte da dati Istat, nel 2024 il parco immobiliare italiano è costituito da più di 13 milioni di edifici, di cui circa l’89% a uso residenziale.

Gli immobili produttivi e commerciali rappresentano solo il 2% ciascuno del patrimonio complessivo, mentre gli edifici con altra destinazione d’uso corrispondono a circa il 7% del totale. Oltre l’83% delle strutture residenziali risulta costruito prima del 1990 e più della metà (57%) è risalente a prima degli anni Settanta. L’obsolescenza è infatti considerata una delle principali cause di inefficienza energetica degli immobili.
 

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