Buone pratiche e svolta digitale per ottimizzare la produzione
«Less is more»: è una frase proverbiale che tutti conosciamo (diffusa in architettura, è stata ampiamente inflazionata in diversi ambiti), ma potrebbe funzionare bene anche come slogan del cosiddetto pensiero snello applicato all’industria. Il Lean Thinking, l’approccio che aumenta l’efficienza eliminando gli sprechi nei processi di generazione del valore, e che insieme all’uso delle tecnologie innovative porta alla creazione della nuova Smart Factory. Un di più, quindi, ottenuto con meno.
È l’obiettivo della metodologia Lean World Class della Bonfiglioli Consulting, società di consulenza con sede a Bologna e dieci uffici all’estero, che all’incontro di lunedì scorso in Sala Libretti organizzato da Giornale di Brescia con InnexHub e Bonfiglioli Consulting stessa, ha offerto la base per parlare de «L’evoluzione dall’industria tradizionale alla Smart Factory». Lo ha fatto anche spiegando quanto realizzato con la Recordati spa. Si tratta, in sintesi, di un insieme di buone pratiche improntate sul digitale per produrre di più consumando meno e favorire, così, lo sviluppo competitivo all’interno di una fabbrica intelligente.
È un metodo che applica il World Class Manufacturing (l’applicazione del Lean Thinking in ambito automotive) all’intera catena del valore introducendo due nuovi pilastri: il Cost Deployment e il People Development. Il primo chiarifica i costi delle varie attività di miglioramento, il secondo invece si concentra sul coinvolgimento e sulla formazione delle persone per rendere questo cambiamento duraturo e sostenibile. «Il percorso di digitalizzazione di un’azienda è molto ampio, e richiede lo svolgimento di una serie di step che vanno dalla valutazione dello stato dell’arte alla trasformazione vera e propria – ha spiegato Massimo Onori, Principal Digital Transformation di Bonfiglioli Consulting –. Attraverso l’integrazione dei sistemi digitali che permettono la condivisione real time delle informazioni è possibile non solo efficientare i processi ma anche individuare nuove opportunità di business, in termini di prodotti e di servizi”. Il digitale quindi conviene, ma in Italia non è ancora una realtà assordata.
«Basta guardare l’indice Desi 2020, che ci colloca quart’ultimi in Europa per competenze digitali e integrazione delle tecnologie digitali nel manifatturiero – ha fatto notare Marco Libretti, direttore di InnexHub –. C’è poi ancora un grande divario tra grandi e piccole imprese, ma è fondamentale per il comparto indirizzarsi su questa strada, l’unica che davvero migliora la produttività e mitiga l’impatto ambientale».
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