Auto elettriche: per le batterie del domani la sfida è aperta
Batterie per auto. La sfida si misura su una percentuale fissa: dovranno essere del 15% meno costose, almeno del 15% più rapide nella ricarica, del 15% più leggere e del 15% più durevoli delle attuali. La ricerca. L’obiettivo non è a lungo termine, poiché il traguardo che molti costruttori di automobili e di accumulatori si sono posti è già in vista, entro il 2025 (se non prima) dovremmo assistere ad un primo, importante sviluppo. Nel frattempo Elon Musk della Tesla sta costruendo un’azienda per produrre in proprio le batterie e, come se non bastasse, si è comprato i diritti di una miniera di litio, metallo per ora indispensabile alla produzione.
La carica è suonata non è solo in casa Tesla che si hanno le idee chiare. La Toyota infatti ha svelato i suoi piani che prendono le mosse da un elettrolita composto da polimeri di litio solidi (in luogo del gel liquido)e ceramiche, in modo da ottenere dimensioni ridotte, accumulare più energia, permettere un passaggio di ioni di litio fra gli elettrodi molto più agevole ed efficiente e di offrire una densità energetica superiore fino ad otto volte in rapporto alle più recenti batterie. Superando di gran lunga quegli obiettivi del 15% che dicevamo prima. Gli ostacoli non sono pochi, poiché la nuova generazione di accumulatori pone da risolvere il problema del calore più elevato al momento del funzionamento. Abbiamo citato due marchi, ma tutti gli altri non sono alla finestra. Forse mantengono un basso profilo in attesa di giocare le loro carte, ma ovunque la ricerca prosegue a ritmo incessante. Le novità, quindi, si susseguiranno a ritmo elevato.
Ci sono auto elettriche ed auto elettrificate. Forse la terminologia non è tecnicamente corretta, ma è quella che meglio rende l’idea dello stato dell’arte. Le autovetture elettrificate sono le ibride e le ibride ricaricabili. L seconde garantiscono una maggiore autonomia in sola modalità elettrica (attorno ai 50 chilometri) pur non rinunciando ad un motore termico. Per funzionare in modo corretto hanno quindi bisogno di essere ricaricate, non tanto quanto le emissioni zero, ma comunque devono accedere alle colonnine o ad un impianto domestico che sia aggiornato per adempiere all’utilizzo in tutta sicurezza. I punti di ricarica. Le colonnine di ricarica pubbliche, cioè non posizionate in piazzali di supermercati o negli alberghi, in Italia sono poche.
Secondo uno studio pubblicato da MOTUS-E, associazione che punta a favorire la transizione del settore automotive verso la mobilità elettrica, a febbraio 2020 il numero dei punti di ricarica in Italia era di 13.271 distribuito in 7.203 stazioni. Non entriamo nel merito della qualità del servizio erogato (in sostanza la potenza per aumentare la velocità di ricarica), ma ci fermiamo ad una considerazione semplice: sono poche. Il decreto legge n. 76 del 16 luglio 2020, meglio noto come «Decreto semplificazion» contiene un articolo dedicato alla mobilità elettrica nel quale si ponte l’obiettivo minimo di una centralina ogni mille abitanti, ovvero 60mila in Italia, 1120 a Brescia e provincia, 200 nel solo capoluogo. Oggi siamo ben lontani dal risultat e molto, molto distanti dai Paesi del Nord Europa.
Abbiamo ricordato come le stazioni di ricarica domestiche abbiano bisogno di un’impiantistica adatta allo scopo. L’ideale sarebbe poter ricaricare l’automobile in garage, ma l’idea - se necessario - di affrontare un’assemblea condominiale è poco elettrizzante. Ricordiamo però che il Decreto Rilancio eleva al 110% l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 anche per l’installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici. Peccato non approffitarne.
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