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Ambiente, finanza e organizzazione per dire quando un’impresa è sostenibile

I criteri Esg coinvolgono tutto il circuito aziendale. Trecroci: «Brescia emette ancora troppa CO2»
Il dibattito fa parte di un ciclo organizzato dal Csmt e da In-Genere - © www.giornaledibrescia.it
Il dibattito fa parte di un ciclo organizzato dal Csmt e da In-Genere - © www.giornaledibrescia.it
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Di Esg (acronimo di Environmental, social e governance) oggi si fa un gran parlare. Ma quando un’organizzazione può dirsi effettivamente sostenibile? A cercare di circoscrivere in maniera chiara il perimetro è stata la tavola rotonda promossa da Csmt Innovative contamination hub e frutto della sinergia con In-Genere, rappresentato da Alice Palumbo. Intanto, affermare che l’organizzazione del lavoro sia fondamentale non è retorica.

Lo sottolinea Riccardo Trichilo, ceo di Csmt. L’ingegneria però, avverte Trichilo, «non è il fine ma il mezzo, anche in una super smart society e l’approccio dovrebbe consistere nello stimolare la parte più nobile di noi, non la produttività tout court».

Dunque impegno ambientale, rispetto dei valori aziendali, accuratezza e trasparenza con cui un’organizzazione agisce: tre aspetti inscindibili e interdipendenti, sostiene il prof. Carmine Trecroci, il quale rimarca il forte ritardo che connota il Paese (e anche multinazionali del settore energetico): «In Lombardia, per ogni milione di euro di valore aggiunto prodotto vengono emesse 220 tonnellate di CO2; Brescia è sopra alla media regionale con 283 ton, contro le 170 ton europee».

Metriche

Il percorso comporta una metamorfosi culturale, che si traduce nella creazione di valore sia per gli azionisti, sia per gli stakeholder, come rileva Viola Nicolardi, technology transfer engineer Csmt. Un obiettivo è la certificazione di sostenibilità, ma con quali metriche? «Non esiste un unico modello di valutazione legislativa - riferisce Luigi Bottos di Rina -; abbiamo più di 720 modalità di misurazione al mondo diversificate. Un elemento fondamentale è il ritorno stabile nel tempo e il coinvolgimento della supply chain. L’azienda che investe in Esg ha meno rischi dal punto di vista operativo, legale, reputazionale».

Nell’alveo della sostenibilità rientra la certificazione della parità di genere (normata dalla legge 198 del 2006 , con successive modifiche nella 162 del 2021), che individua sei macro-aree di indicatori attinenti alle differenti variabili per identificare le organizzazioni inclusive.

«È una delle priorità trasversali di tutte le missioni del Pnrr - nota Elena Tamburini, cfo di Tamburini Group e membro de Le Imprenditrici di Confindustria Brescia -, che si allinea con l’Agenda Onu 2030. Oggi un’azienda deve certificarsi perché obbligata se ad esempio lavora con la pubblica amministrazione e perché porta un beneficio in termini di credibilità».

Esg e finanza non sono in contrasto e ne è testimonianza la realtà delle banche di credito cooperativo, che «non possono chiamarsi fuori» in quanto, ricorda il direttore generale federazione lombarda Bcc Raffaele Arici, sono impegnate sul tema in virtù della loro storia ed anche rispetto alla loro operatività, sempre finalizzata ad una crescita del territorio mediante uno sviluppo responsabile e sostenibile.

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