Adesso ci servirebbe un bazooka di ottimismo
Claudio Cerasa, nei giorni scorsi sul Foglio diretto da Giuliano Ferrara, faceva una sorta di elenco delle cose che vanno, delle cose che meriterebbero di essere prese in considerazione e valutate a dovere prima di dire che siamo al crollo, alla fase finale, quasi alla fine del mondo, al prefallimento eccetera eccetera. Qui servirebbe - titolava - un bazooka di ottimismo, facendo il verso al whatever it takes europeo evocato al tempo di Mario Draghi quando guidava la Bce. Costi quel che costi e senza limiti. E così è stato al tempo.
E così, pur se con qualche balbettio in più (soprattutto nella fase iniziale) anche oggi l’Europa assicura montagne di liquidità con la Bce che acquista praticamente senza limiti titoli italiani, l’Europa che ha tolto i paletti al deficit e che vara misure per la disoccupazione e annuncia possibili altri 500 miliardi. E poi, ricordava Cerasa, c’è ’sta storia del boom degli acquisti di Btp Italia da parte degli italiani che è un indubbio segnale di fiducia nostra nei nostri confronti, senza considerare - passando al gioco - che è possibile che a giugno torni il campionato di calcio.
Ecche è tutto ’sto sconforto? si chiede lui (e un po’ anche noi). Intendiamoci: le ragioni per essere preoccupati non mancano, a partire da un quadro economico mondiale difficile e nazionale ancor più complicato da pasticci grandi e piccoli. Ma c’è anche tanta voglia di non rassegnarsi, di non considerarsi sull’orlo del prefallimento, del pensare che la partita ce la possiamo giocare. Ed è un po’ questo che continuano a pensare molti imprenditori che, a testa bassa, hanno riaperto fabbriche e magazzini decisi a giocarsela fino in fondo e come sempre convinti che il mondo non finisce qui. E quindi ci si gioca una partita che, forse come mai, è quella della vita. E quindi, alè: un po’ di ottimismo.
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