A Sfida Italia una macchina per minare le criptovalute
La tecnologia è molte volte oscura, ma conoscere è il primo passo per non farsi travolgere dagli eventi. Come è stato anni fa con internet ora è la volta delle criptovalute e della blockchain, la tecnologia sulla quale si poggiano bitcoin e affini, sempre più sulla bocca di tutti ma per molti versi ancora sconosciute. Per colmare questo gap Sfida Italia 4.0, la digital factory di Flero ideata dalla Sei Consulting (in primavera verrà inaugurato un altro spazio di 300 metri quadrati), ha voluto «far toccare con mano la nascita di una moneta virtuale - sottolinea l’amministratore della società di consulenza manageriale e strategica Ivan Losio -, ricalcando a pieno lo spirito che anima questo hub tecnologico».
All’interno della struttura è stata allestita, grazie alla collaborazione con Petr Kropotkin, una vera e propria «farm» per minare criptovalute: si tratta di una macchina costituita da sei schede video collegate insieme, che fornisce una potenza di calcolo di circa 150 Mh/s (misura della velocità di scorrimento degli indici della blockchain). «Svolge un’attività di certificazione delle transazioni, che consiste nel verificare l’autenticità delle stesse attraverso la risoluzione di un complesso algoritmo - spiega il collaboratore della Sei Consulting -. La macchina che prima delle altre riesce a recuperare le soluzioni convalida il blocco di transazioni, in gergo lo «mina», e lo aggiunge ai blocchi precedenti contenuti nella blockchain».
Questa operazione, che garantisce la regolare e sicura circolazione delle informazioni nel database diffuso, viene ripagata in criptovalute, Ethereum nel caso di Sfida 4.0. «Non ci guadagniamo perché il costo d’installazione, ogni scheda costa circa 250 euro, e dell’energia per mantenere accese le macchine sono alti - afferma Kropotkin -. È però utile per mostrare come le criptovalute poggino su un sistema ben definito».
È la tecnologia che permette la loro esistenza, la blockchain, presuppone degli sviluppi futuri ben più ampi. «Ogni transazione nel database è tracciata e trasparente - conferma Losio -, e questa è una base fondamentale per ragionare del futuro del fintech. Legati alla blockchain ci sono anche gli smart contracts, stipule che rispettano parametri fissati in precedenza e che si validano da sole». E poi interconnessione delle macchine, «in futuro potranno fare gli ordini da sole direttamente in rete», e rapporto con le banche, «per l’erogazione di fidi con basi certe». A Sfida Italia 4.0 si tornerà a parlare di criptovalute durante un workshop organizzato il 17 febbraio a partire dalle 10.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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