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L’evoluzione del Superbonus nella proposta Ance

La Redazione Web
Un nuovo modello di detrazione per la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare italiano
La costruzione di una abitazione
La costruzione di una abitazione
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La possibilità di fruire del Superbonus attraverso sconto in fattura e cessione del credito è venuta meno e in parte sono stati rivisti i vari Bonus fiscali che impattano sulle abitazioni. Ance, nel frattempo, ha avanzato una proposta per rimodulare la super detrazione, prestando attenzione a due aspetti: la sostenibilità nel tempo dell'impatto della detrazione sulle finanze pubbliche, e, contemporaneamente, la possibilità, per le famiglie, di sopportare il contributo economico richiesto loro.

Rimodulare il bonus

L'esigenza di rivedere e rimodulare la misura per farla durare nel tempo è data dalla necessità di rinnovare il parco immobiliare nazionale dal punto di vista energetico e sotto il profilo sismico per mettere in sicurezza il patrimonio italiano e ridurre le emissioni clima-alteranti in atmosfera, principale causa di riscaldamento del pianeta.

Il Paese ha un obiettivo comune a tutti gli altri Stati membri dell'Unione Europea: arrivare alla completa decarbonizzazione degli edifici entro il 2050. Oggi in Europa gli immobili sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all'energia. L'80% dell'energia consumata dalle famiglie in Europa è dovuta al riscaldamento, raffrescamento degli ambienti e all'acqua calda per uso domestico. Aumentando l'efficienza energetica negli usi finali e cambiando il mix di fonti energetiche utilizzate, con l'incremento di quelle rinnovabili, si potrà giungere al risultato.

Il Superbonus

Con il Superbonus e, soprattutto, con la possibilità di cessione del credito anche alle banche, si è avviato un diffuso processo di efficientamento del patrimonio immobiliare italiano, che ha consentito di intervenire su oltre 400 mila edifici in due anni e mezzo, quasi il 5% degli immobili, seppur con una distribuzione diversa tra regioni del Centro Nord e del Mezzogiorno.

Il Superbonus 110% ha portato ricchezza per il Paese e ha contribuito in modo significativo alla decarbonizzazione degli edifici. Basti pensare ai risultati raggiunti sui condomini: in poco più di due anni, circa 67.500 condomini hanno migliorato sensibilmente i propri livelli di efficienza energetica, rispetto agli 8.700 condomini realizzati, dal 2017 al 2021, con i bonus ordinario. Circa il 60% degli investimenti ha riguardato edifici in classe energetica F o G, mentre un terzo ha interessato immobili in classe D o E. La qualità degli interventi ha permesso di superare abbondantemente il livello minimo richiesto dal legislatore per la fruizione dei benefici (miglioramento di due classi energetiche). Il 60% degli edifici oggetto dei lavori sono ora in classe A, più di un quarto nelle classi B o C.

Oggi, mentre l'esperienza del Superbonus volge al termine, nonostante non sia stato ancora risolto il tema dei crediti incagliati e la indispensabile proroga dei lavori per i condomini al 2024 con aliquota vigente, siamo di fronte alla nuova sfida europea di riqualificare energeticamente l'intero patrimonio immobiliare, rispettando termini molto stringenti per migliorare, a partire dai più energivori, gli edifici italiani e dell'intero continente.

Il modello di detrazione pensato dai costruttori

Il parco immobiliare nazionale necessita di essere rinnovato. L'Italia è uno dei Paesi a maggiore vulnerabilità sismica del Mediterraneo e la maggior parte degli edifici è da adeguare a nuovi standard di qualità, sostenibilità e sicurezza. Più del 70% dello stock abitativo italiano risale a prima dell'emanazione delle norme antisismiche (1974) e sull'efficienza energetica (1976). Quarant'anni senza interventi di manutenzione.

Rielaborando i dati riguardanti gli attestati di prestazione energetica presenti nella banca dati Siape (Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica), Enea fa presente che su 12,2 milioni di edifici residenziali, circa 9 milioni rientrano nelle classi più energivore (E, F, G). Tale numero corrisponde, in percentuale, a circa il 73% del patrimonio immobiliare residenziale. Se si guarda, invece, al settore non residenziale, dei circa 1,35 milioni di edifici, il 55% (circa 743mila edifici) ricade nelle classi E, F, G.

Il quadro testimonia l'esigenza improcrastinabile di sviluppare una strategia per la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare italiano.

Ance, tenendo conto della sostenibilità finanziaria ed economica per lo Stato e per le famiglie proprietarie di immobili, ha delineato un primo ragionamento per impostare una linea d'intervento che prevede una riduzione dell'aliquota attualmente in vigore a un sistema di aliquote più contenute. Scendendo al 70% del costo degli interventi per la riqualificazione energetica degli immobili classificati in classe E, F e G e al 100% per i soggetti con «quoziente familiare» non superiore a 15mila euro. Data la richiesta di compartecipazione alla spesa delle famiglie proprietarie degli immobili, per continuare a rendere appetibili gli interventi sugli immobili, sono necessari strumenti finanziari che aiutino i beneficiari della detrazione a coprire la parte non incentivata. Ance suggerisce l'introduzione di mutui verdi garantiti dallo Stato per agevolare l'accesso alle detrazioni da parte di una vasta platea di destinatari.

A chi si rivolgerebbe l’agevolazione

Il nuovo strumento di agevolazione riguarderebbe oltre 121mila interventi di efficientamento energetico (91mila unifamiliari, 30mila condomini), pari a poco meno del 50% delle operazioni effettuate negli ultimi dodici mesi con l'aliquota del 110% (circa 252mila tra maggio 2022 e aprile 2023). La quota soggetti con «quoziente familiare» sino a 15mila euro interesserebbe il 15% dei potenziali beneficiari.

Agli interventi di rimodulazione della detrazione, l'Associazione sottolinea che, alla base di questi ragionamenti, serve favorire il posizionamento sul mercato di imprese qualificate e semplificare normative e regolamenti che ostacolano gli interventi di efficientamento energetico. Per tutti i bonus edilizi, è dunque fondamentale mantenere l'obbligo della qualificazione Soa per tutte le imprese che eseguono direttamente i lavori e rinnovare una normativa urbanistica ed edilizia ormai superata.

In sintesi, Ance propone: il mantenimento della struttura di controlli, massimali, asseverazioni e qualificazione attualmente previsti per gli interventi del Superbonus; un orizzonte almeno decennale degli incentivi, per consentire una distribuzione degli interventi coerente con le scadenze previste in sede europea; il miglioramento energetico di almeno quattro classi per gli edifici ricadenti nelle attuali classi E, F e G; il miglioramento sismico di almeno una classe di rischio, nelle zone 1, 2 e 3; il mantenimento dell'attuale Sismabonus spettante per l'acquisto di unità immobiliari demolite e ricostruite in chiave antisismica, cedute dalle imprese che hanno eseguito l'intervento (cd. «Sismabonus acquisti»); il mantenimento, a regime, dell'aliquota del 70% prevista per il 2024; la previsione di un'aliquota del 100% per i soli soggetti incapienti; la possibilità di cessione del credito o di sconto in fattura per i soli interventi di riqualificazione energetica e sismica di interi edifici; interventi sugli edifici unifamiliari solo se destinati ad abitazione principale; un periodo di fruizione delle detrazioni in 5, 10 anni o 20 anni, a scelta del contribuente utilizzatore; la previsione di un Fondo di garanzia per l'erogazione di mutui verdi alle famiglie per il finanziamento della quota a carico degli interventi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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