Anche a Brescia è partita la sfida «case green»
Dopo la pubblicazione nei mesi scorsi in Gazzetta Ufficiale europea, la normativa Case green per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio è ufficialmente una legge dell'Ue.
Proposte in sintesi, in questo approfondimento, le ricadute a livello nazionale e bresciano. Nella nostra provincia potrebbero essere interessati da interventi di riqualificazione energetica circa 120mila edifici residenziali.
Gli edifici interessati
La direttiva Epbd (Energy Prestazioni della direttiva edilizia), meglio nota come direttiva Case green è stata pubblicata nei mesi scorsi nella Gazzetta Ufficiale dell'Ue, diventando così legge a livello europeo. Una svolta significativa per le politiche energetiche comunitarie e statali, che mira a ridurre i consumi di energia e le emissioni di CO2 del parco immobiliare dei 27 Stati membri per raggiungere l'obiettivo della totale decarbonizzazione entro il 2050.
I numeri europei rivelano che il 75% degli edifici dell'Ue è tuttora inefficiente sul piano energetico. La direttiva punta a ristrutturare in sei anni 35 milioni di unità immobiliari, tenendo conto che gli edifici sono responsabili del 40% del consumo finale di energia nell'Unione europea e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra associate all'energia.
In Italia
In Italia la maggior parte degli edifici esistenti è inefficiente sotto il profilo energetico e l'applicazione della direttiva comporterà una ristrutturazione su vasta scala. Ad oggi la nazione è in piena traiettoria, dato che il 110% ha permesso di ristrutturare Ben 460mila edifici in tre anni, dal 2020 fino al 2023. Il superbonus nel corso del 2021, con l'entrata a regime, ha portato nella provincia di Brescia rilevanti investimenti, pari a 1,8 miliardi di euro a valori correnti, un valore che raggiunge l'82% degli investimenti complessivi in manutenzione straordinaria del patrimonio abitativo provinciale. Nel 2022 viene raggiunto il livello record di 2,6 miliardi, quasi l'83% del rinnovo abitativo, una percentuale che si mantiene al di sopra della media nazionale (dati Cresme per Campus Edilizia Brescia - studio Next Vision Brescia).
Cosa succederà
Ora occorre intervenire su circa un milione di edifici in più entro il 2030 e circa altri 400mila dal 2030 al 2035, per una stima complessiva di circa 200 miliardi di investimenti fino al 2035.
Due, infatti, le tranche iniziali di questo percorso: una prima riduzione del 16% del consumo medio di energia primaria dell'intero parco immobiliare deve avvenire entro il 2030, percentuale che sale al 20/22% entro il 2035. Inoltre, si deve provvedere affinché almeno il 55% del calo del consumo medio di energia primaria sia conseguito mediante la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori.
Rimane in capo ai singoli stati membri definire con quali modalità raggiungere gli obiettivi. In Italia, mantenendo lo stesso ritmo di ristrutturazioni portate avanti con il superbonus e l'ecobonus negli ultimi anni, sia in termini di numero sia come profondità degli interventi, sarà possibile raggiungere l'obiettivo stabilito dall'Europa (secondo le stime e proiezioni Ance a partire dai dati Enea), intervenendo sugli edifici più energivori (classi G e F).
Le scadenze
Diverse le scadenze per gli immobili non residenziali: dovrà essere ristrutturato il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per il futuro però si guarda a consumi Net Zero, dove ogni emissione di gas serra deve essere eliminata.
Dal 2028 i nuovi edifici di proprietà di enti pubblici dovranno essere a emissioni zero, mentre dal 2030 seguiranno tutti gli edifici privati di nuova costruzione.
La normativa, rispetto alle considerazioni precedentemente diffuse sul provvedimento, pone come elemento centrale il consumo medio di energia primaria e non più il numero effettivo di edifici da rinnovare. Il focus è riservato agli immobili meno performanti, quindi gli interventi di riqualificazione saranno più mirati e potranno abbattere i consumi energetici in modo più selettivo ed efficace.
Il contributo dell'edilizia in questo senso è prioritario. L'impatto, sempre più evidente dell'emergenza climatica, impone una transizione radicale per contenere l'aumento della temperatura entro 1,5° C. La sfida principale per l'attuazione di questa direttiva sarà legata alla disponibilità di finanziamenti adeguati e di manodopera qualificata. Come sottolinea Ance, è essenziale stabilire regole chiare che garantiscano un intervento efficace e sostenibile a medio e lungo termine: questo permetterà di creare un mercato equilibrato caratterizzato da alta qualificazione e sicurezza per imprese, lavoratori e cittadini.
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