Una Valtenesi «accogliente» per i profughi ucraini under 18
La Valtenesi torna unita nel segno dell’accoglienza. Lo fa a favore dei bambini arrivati dall’Ucraina, sotto l’egida del progetto Legami Leali, con l’Istituto comprensivo che già unisce i paesi della zona e attraverso lo strumento dei patti di collaborazione. Il progetto si chiama «Per una Valtenesi accogliente» e di fatto è un accordo che vede tra i primi firmatari i quattro Comuni dell’Unione della Valtenesi, vale a dire Manerba, Moniga, Padenghe e Soiano, ma anche il Comune di Puegnago e quello di San Felice del Benaco. Resta fuori soltanto Polpenazze.
Prospettive
L’accordo punta a realizzare percorsi di alfabetizzazione e avvicinamento alla lingua italiana per profughi ucraini minorenni: alla data del 25 marzo erano 67 i bambini e i ragazzi in età scolare presenti sui territori dei paesi interessati dall’iniziativa. Paesi che si sono guardati attorno, hanno riscontrato la buona volontà e il desiderio di adoperarsi da parte della cittadinanza, emersi nei giorni più duri immediatamente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, e non hanno voluto disperdere queste risorse. Da un lato, dunque, l’emergere di una necessità: quella di integrarsi propria dei bambini in fuga dalla guerra.
Dall’altro, una risposta strutturata attraverso una «chiamata all’azione»: il patto di collaborazione che consentirà ai cittadini, chiunque ne abbia volontà, possibilità e capacità, di darsi da fare per aiutare questi bambini a familiarizzare con l’italiano e a sentirsi più parte della comunità di cui sono ospiti. È proprio questo l’obiettivo principe dei patti di collaborazione in generale: strumenti proposti in numerosi Comuni nell’ambito del progetto Legami Leali, che per la prima volta in Valtenesi toccano il tema dell’accoglienza.
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La rete
Ecco dunque la prima «rete» venutasi a creare: quella dei paesi con l’Istituto comprensivo Valtenesi, che hanno coprogettato il patto di collaborazione. Questa dunque la seconda «rete»: sarà quella che si creerà con i cittadini che daranno la propria disponibilità. La volontà è proprio quella di attivare i cittadini attraverso il patto affinché il processo di inclusione dei profughi ucraini non sia delegato, o relegato, alle istituzioni (amministrative o scolastiche che siano), ma diventi un vero impegno di comunità, volto a una sempre più efficace azione di accoglienza e integrazione. Insegnanti in pensione, docenti disponibili, chiunque abbia l’energia di farlo e creda di possedere le competenze può mettersi a disposizione e intraprendere il percorso, che si svolgerà con il sopporto delle istituzioni e che sarà affiancato da appositi laboratori civici, nei quali saranno definiti programmazione e modalità di intervento. Per informazioni contattare i Servizi sociali del paesi aderenti.
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