Un club che si chiama Salò (a Parigi) e le accuse di fascismo
Consoliamoci (si fa per dire): il passato non è una ferita aperta soltanto per noi. Parliamo di una parte ben precisa del passato: quella legata al fascismo. Le discussioni si infiammano ogniqualvolta appare qualcosa riconducibile al periodo. Con diverse gradazioni di suscettibilità.
Prendete il nome Salò. Pur avendo ospitato la sede del Ministero della cultura popolare della Repubblica Sociale Italiana, nella nostra quotidianità il paese gardesano non viene ricollegato in automatico al ventennio. Almeno, non dalle nostre parti. E se però quel nome venisse usato per un locale? E se quel club fosse a Parigi, in un contesto ben diverso? Ecco che la soglia della sensibilità cambia e scatta il polemicone. Ad innescarlo è stato Libération, quotidiano della sinistra francese (nel cui capitale era entrato anche l’editore italiano Carlo Caracciolo, scomparso nel 2008).
In un editoriale pubblicato nei giorni scorsi François-Xavier Gomez ha attaccato i gestori della discoteca accusandoli di avere scelto un nome «che rievoca ricordi spiacevoli», per l’esattezza «un simbolo del fascismo mussoliniano». E dire che in precedenza lo stesso locale si chiamava Social Club, che forse andava meglio perché tra le altre cose ricorda Cuba, i Buena Vista e atmosfere politicamente caraibiche, meno oscure.
A nulla è servito il fatto che sul proprio sito internet il Salò parli di Pier Paolo Pasolini come fonte di ispirazione, autore appunto di «Salò o le 120 giornate di Sodoma» e, si legge nella pagina del locale, «poeta impegnato contro il fascismo, provocatore e coraggioso». Non solo, si dice che la discoteca è dedicata ai movimenti artistici legati ai principi della controcultura, dell’indipendenza e della libera espressione. E mettiamoci pure la trasgressione.
Per dare un chiaro assaggio, l’agenzia Manifesto, proprietaria del club, così come di altri posti particolarmente cool a Parigi (Silencio, Wanderlust, Nuit fauves), ha invitato per l’inaugurazione di ieri sera Abel Ferrara, regista che non ha certo bisogno di mostrare la patente di ribelle e alternativo, nonché autore nel 2014 di un film su Pasolini.
Nel caso in cui nei prossimi mesi vi venga in mente di farci un salto, il Salò si trova in rue Montmartre 142. Potrete giudicare se l’accusa di richiamare il fascismo sia fondata o pretestuosa. Forse il logo del locale non aiuta, tutto nero con la scritta bianca e sottile, ma l’unica cosa che conta a questo punto è il contenuto. No? Però viene un dubbio: e se a Libé scoprissero che sul Garda c’è ancora una cittadina di 10mila abitanti che si chiama proprio Salò, pensa te, non è che magari poi chiedono di cambiarne il nome?
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