«Troppi cordini abbandonati sul fondo del lago»
Stop ai cordini da regata abbandonati sul fondo del lago. È una vera e propria campagna di tutela ambientale dei fondali lacustri quella lanciata dal Nucleo sommozzatori dei Volontari del Garda.
La questione è emersa con evidenza in occasione delle ricerche e del ritrovamento del mezzo anfibio americano Dukw che si inabissò la notte del 30 aprile 1945 con 25 militari americani a bordo, dei quali solo uno è sopravvissuto. Il mezzo giace a 276 metri di profondità, a centro lago, 3,8 chilometri a sud di Riva del Garda, e, come si vede nelle immagini girate dai Volontari, tutto attorno al relitto fluttuano e si aggrovigliano vecchie cime in nylon.
«Questi cordini - spiegano i responsabili del Nucleo sommozzatori dei Volontari - sono utilizzati da chi organizza le regate veliche per posizionare le boe di virata tramite un corpo morto, costituito generalmente da uno o più prismi in cemento che, invece di essere recuperati dopo la regata, vengono lasciati sul fondo del lago con attaccato il relativo cordino, lungo almeno 300 metri. A seguito del giro di correnti queste sagole, di grande resistenza meccanica allo strappo, si attorcigliano attorno a tutto quanto si trovi sul fondale. Anche il relitto del Dukw ne è pieno».
Per chi opera in profondità, come i sub, è un problema: «Cosa accadrebbe - si chiedono i Volontari - se un subacqueo vi rimanesse impigliato?». I cordini sono una potenziale trappola letale anche per i mezzi meccanici utilizzati nelle operazioni di ricerca, come i Rov, robot subacquei a comando remoto, che rischiano di rimanere imbrigliati nel groviglio sommerso di cavi.
Dal canto loro, i circoli velici rigettano fermamente le critiche. «I circoli - spiega Domenico Foschini, presidente della XIV Zona della Federazione italiana vela, competente per tutto il Garda - vivono di lago e di natura e sono i primi a prestare attenzione alle questioni ambientali. Infatti sono almeno dieci anni che non utilizziamo più cordini in nylon, ma in canapa, materiale vegetale e biodegradabile che in breve tempo si scioglie letteralmente nell'acqua. Tutti i grandi circoli, come quelli di Gargnano, Riva e Torbole, veri e propri "regatifici", utilizzano da tempo questo materiale ecologico».
Diverso il discorso relativo ai corpi morti, ovvero i plinti in cemento utilizzati per ancorare le boe, di cui è disseminato il fondale gardesano. Anche i dintorni del Dukw: «Il sonar - osservano i Volontari del Garda - individua attorno al relitto, per un raggio di circa 300 metri, almeno 50 oggetti delle dimensioni di questi blocchi di cemento».
Su questo aspetto i circoli potrebbero forse fare di più. «Nel caso dei plinti - ammette Foschini - il problema c'è, ma anche su questo fronte i club velici si stanno attrezzando. La Canottieri Garda di Salò, ad esempio, ha adottato da tempo un sistema di recupero non solo dei cordini, ma anche dei corpi morti in cemento, che a fine regata vengono prelevati dal fondale. Sono certo - conclude l'esponenete della Federazione - che presto tutti i circoli del lago adotteranno questa prassi».
Simone Bottura
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato