Tremosine: chiesti 3 anni e mezzo per Ardigò
Avrebbe favorito per lavori di edilizia alcune aziende che avrebbero poi costruito la sua villa sul Garda
Chiesti 3 anni e mezzo per Ardigò
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Nel 2010 era finito agli arresti domiciliari. Doveva rispondere di peculato, falso, abuso d’ufficio, truffa aggravata e violazioni al Testo unico in materia edilizia. Cinque anni dopo per Diegò Ardigò - ex sindaco di Tremosine, finito al centro dell’inchiesta in qualità di funzionario della Comunità montana dell’alto Garda - il pm Michele Stagno ha chiesto una condanna a tre anni e mezzo.
Chiesta invece l’assoluzione per gli altri tre imputati, Luigi Danieli, Alessandro Ariasi e Gianmarco Pelizzari. Ventitré le pratiche, sulle cento finite agli atti, che risulterebbero irregolari.
Ardigò avrebbe favorito per lavori di edilizia alcune aziende, tramite falsificazione di documenti. Le stesse che avrebbero poi costruito la sua villa sul Garda.
«La figura di dirottatore di fondi ci pare inadeguata», hanno affermato i legali di Diego Ardigò, non presente in aula. «C’è carenza di prove. Ardigò può anche semplicemente aver sbagliato» hanno aggiunto gli avvocati Luigi Bezzi e Eustacchio Porreca, che difendono l’ex sindaco di Tremosine. Il quale conoscerà il suo detsino il prossimo 18 febbraio, data per la quale il presidente della Prima sezione penale Vittorio Masia ha fissato la nuova udienza per la lettura della sentenza.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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