Garda

Tifosi del Lonato bruciano la maglia dei rivali sugli spalti

Data alle fiamme la casacca del Rovizza Sirmione. Le due squadre però non si incrociano da almeno tre anni.
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Una rivalità sportiva tanto accesa da incendiare senza ragione alcuna una maglia. Questo il gesto, deplorevole,  di alcuni teppisti travestiti da tifosi della Virtus Feralpi Lonato che, ieri poco prima di una partita, hanno appiccato il fuoco a una maglia dell’Us Rovizza Sirmione.
 
Il gesto appare ancora più insensato se si pensa che al campo sportivo del Centro Giovanile Paolo VI di Lonato si stava per disputare la finale di play off tra la squadra di casa e il Real Ghedi, per l’accesso alla Seconda categoria. Inoltre, sono almeno tre anni che Rovizza e Lonato non si misurano nello stesso campionato.
Eppure, mentre la Virtus si guadagnava la promozione, un gruppetto di suoi supporters ha pensato bene di «festeggiare» anche la retrocessione dei biancoblù in Terza categoria. 
Così, poco prima del fischio d’inizio, i suddetti tifosi hanno dato fuoco a una delle maglie (ottenuta non si sa come) che i giocatori del Rovizza usano solitamente negli allenamenti. E, come non bastasse, hanno condiviso il video del falò su Instagram e Snapchat.
 
«Prima della partita ho visto qualcosa che bruciava sugli spalti - ammette Emilio Hueber, presidente della Virtus Feralpi Lonato - ma non immaginavo fosse la maglia di un’altra squadra. Sono rammaricato. La società si dissocia totalmente da un atto di questo tipo - prosegue Hueber -. Stiamo lavorando da tempo per allontanare questi teppistelli, che screditano la squadra e la società».
 
«Sicuramente è un gesto grave, che la federazione dovrebbe punire - chiosa il presidente dell’Us Rovizza Sirmione Ernesto Caliari -. Non mi immaginavo si potesse arrivare a tanto. Noi non abbiamo screzi con nessuno, né conosciamo i ragazzi che attualmente militano nel Lonato - precisano, infine, i giocatori del Rovizza -. Abbiamo deciso di postare una foto dell’accaduto su Facebook per condannare pubblicamente un gesto antisportivo e diseducativo». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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