Garda

«Taci»: l’ammirato silenzio regna nel Notturnale

Al calar del sole inizia la visita al Vittoriale di Gabriele D’Annunzio, tra suggestioni e ricordi
Il Vittoriale illuminato in notturna - © www.giornaledibrescia.it
Il Vittoriale illuminato in notturna - © www.giornaledibrescia.it
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Solo sensazioni. Così intense le suggestioni della passeggiata in notturna al Vittoriale degli Italiani che le parole non sopraggiungono. Il silenzio durante la visita oltre il tramonto alla dimora di Gardone Riviera, plasmata a sua immagine da Gabriele D’Annunzio, vien naturale. Lei, la magione dannunziana, ti parla con la potenza di un’opera d’arte.

La Fondazione presieduta da Giordano Bruno Guerri nel carnet di agosto e settembre ha inserito pure il Notturnale, le visite a tarda sera. Il cortile della Prioria ci accoglie, il lago placido sullo sfondo. Il viaggio inizia dalle stanze che D’Annunzio con l’aiuto dell’architetto Giancarlo Maroni concepì come casa-museo, trasformando l’originaria villa di Cargnacco appartenuta a Henri Thode.

Un autoritratto, ci dice la guida, una vera opera letteraria, con i suoi 10mila oggetti, i 33mila libri («il superficiale è necessario» era il motto per eccellenza di D’Annunzio) e frasi enigmatiche su architravi e camini. Luci soffuse, finestre protette da pesanti tendaggi. Il poeta viveva di notte. Era fotofobico e mal sopportava la luce. Dopo il tramonto, la Prioria si racconta proprio come la viveva il Vate. Dalla stanza del Mascheraio, in cui persino Mussolini attese ben tre ore, a quella della Musica, in cui D’Annunzio amava ascoltare Luisa Baccara, sua ultima compagna. E alla Zambracca, in cui mangiava, studiava, scriveva: lì la morte lo colse il 1 marzo 1938. Il suo corpo riposerà poi per una notte nella stanza del Lebbroso.

«Qui D’Annunzio si ritirava nei giorni tristi e riceveva gli amici veri», rammenta il nostro Virgilio. E ancora l’Officina, lo studio in cui forgiava le parole. Approdiamo nelle sale di D’Annunzio Eroe che il Vate aveva pensato di realizzare, aggiungendo la nuova ala degli spazi di Schifamondo, per celebrare le imprese della guerra del 1915-1918. Il suo desiderio si è concretizzato nel 2000, quando sono state aperte al pubblico.

Ci inoltriamo nel parco. Si ode la melodia del rivo dell’acqua Pazza che con quello dell’acqua Savia confluisce nel laghetto delle Danze. Ci attende il possente proscenio della nave Puglia. Posi i piedi sulla prua simbolicamente rivolta verso l’Adriatico e la Dalmazia (è la parte originale della nave sulla quale trovò la morte Tommaso Gulli nelle acque di Spalato, donata a D’Annunzio dalla Marina Militare) e ti pare di stare in mezzo al mare. Ammiriamo pure il Mas 96, il motoscafo anti sommergibile: al significato della sigla il Vate aggiunse Memento Audere Semper, «ricordarsi sempre di osare». Lasciamo il Vittoriale, l’animo sereno e ammaliato.

 

 

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