Garda

Sul Benaco controlli della qualità dell’acqua

I rami e i detriti provenienti dal Sarca non creano problemi Aumentato il deflusso nel Mincio
In superficie. Un ramo d’albero finito nel Garda - Foto  © www.giornaledibrescia.it
In superficie. Un ramo d’albero finito nel Garda - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Alla fine il danno maggiore potrebbe essere quello d’immagine. La situazione, dopo l’apertura del tunnel scolmatore Adige-Garda e le polemiche che ne sono seguite, sta tornando alla normalità. Certo si vuol capire se, oltre al fango e ai detriti, la galleria che corre da Mori a Torbole ha portato altro nel lago, o se la sua apertura ha contribuito a rimettere in circolo inquinanti depositati sul fondo.

Sono infatti in corso controlli per capire se l’apertura dello scolmatore, che tra il 29 e il 30 ottobre ha deviato nel lago circa 17 milioni di metri cubi di acqua dell’Adige prossimo alla soglia dell’esondazione, avrà ripercussioni sull’ecosistema gardesano.

«L’Arpav, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Veneto - dice Pierlucio Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda - sta eseguendo prelievi lungo la costa, mentre la prossima settimana effettuerà campionamenti sull’intera colonna d’acqua al centro del lago, prelevando campioni a varie profondità. Ma credo che non emergeranno grandi criticità».

Sta lentamente dissolvendosi anche l’«effetto Caraibi», l’acqua color turchese dovuta alla presenza di sedimenti in sospensione. Un fenomeno che si presenta quando si verificano determinate condizioni meteo. Sta rientrando anche l’allarme legato alla presenza di tronchi e rami in acqua, portati nel lago dal suo principale immissario, il Sarca, e non dal tunnel scolmatore, visto che nella galleria Adige-Garda ci sono apposite griglie all’uscita che impediscono il passaggio di ramaglie e altri oggetti voluminosi.

La Guardia Costiera ha battuto l’intero alto lago senza evidenziare particolari criticità per la navigazione, peraltro piuttosto scarsa in questo periodo: «Abbiamo rilevato - dice il capitano di corvetta Sandy Ballis, comandante del Nucleo di stanza a Salò - ramaglie all’altezza di Campione e in prossimità della foce del Sarca. Sono state notate macchie di rami galleggianti di dimensioni più estese al largo di Gargnano in movimento verso sud. È probabile che nei prossimi giorni il Sarca continuerà a portare nel lago ulteriori detriti».

«Con quello che è successo in altre zone - conclude Ceresa - non c’è motivo di lamentarsi, visto che sul Garda non ci sono stati danni e tanto meno vittime. C’è stato, quello sì, un danno d’immagine, dovuto ad alcuni media nazionali che hanno parlato di un "lago di fango". In realtà il fango ha intorpidito le acque per 3-4 chilometri quadrati, allo sbocco dello scolmatore, una piccola porzione di lago, dato che il Garda ha una superficie di 370 chilometri quadrati».

Sul fronte idraulico, intanto, si registra una decisa crescita del livello del lago, passato dai 62 centimetri del 27 ottobre ai 99 del 2 novembre. L’innalzamento delle acque è stato tenuto sotto controllo con l’aumento del deflusso nel Mincio, dal 3 novembre fissato a 110 metri cubi al secondo. Il provvedimento ha stabilizzato il livello, ieri a 98 centimetri, dunque in lieve calo.

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