Garda

Se una laurea in giurisprudenza e un trascorso sulle punte portano a VillaMa'

Una ricca convergenza di competenze professionali informa l'idea imprenditoriale di Maria Chiara Magri che a Polpenazze ha aperto il suo atelier
Maria Chiara Magri - Foto tratta da Instagram Villama'
Maria Chiara Magri - Foto tratta da Instagram Villama'
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Stilista con una laurea come giurista d’impresa. Modella ed ex ballerina con un master in e-commerce e management. Sarta con le antenne da anticipatrice di tendenze (vedi sotto la voce "kimono"). C’è un universo di competenze in Maria Chiara Magri, trentenne bresciana che il 14 marzo può festeggiare il primo anno di attività alla guida dell’atelier VillaMa’ a Polpenazze del Garda. Un piccolo regno tra le mura di un palazzo del Seicento in via Zanardelli dove si confezionano abiti unici e su misura, a partire dai kimono, capo iconico del brand (i primi realizzati da uomo hanno iniziato a circolare otto anni fa, prima che tutto ebbe inizio).

Incastri di competenze

Un progetto creativo che ha sempre viaggiato sottotraccia.  «Le mie idee erano chiarissime già all’università» racconta Maria Chiara, mentre, appollaiata su un alto sgabello al tavolo da lavoro, applica passamaneria gioiello su un cartamodello. «Ho lavorato tra Milano e Brescia come modella e praticante in uno studio legale. Ma contemporaneamente ho vinto una borsa di studio come modellista. Sono poi stata stagista in una sartoria di Milano e poi social manager per una magliaia della zona del Garda. Ma alla fine delle mie varie esperienze mi sentivo chiusa, senza possibilità e, in pieno lockdown, ho scoperto di essere in attesa di mia figlia Luce». E proprio nel frangente più inaspettato e indecifrabile della storia recente - quello appunto della pandemia - le cose, come governate da una intelligenza superiore, si sono messe in fila.

Dal lockdown all'apertura dell'atelier

«Durante quei mesi ho sentito, come molti, l’impellente desiderio di cambiamento. Volevo qualcosa di mio che rappresentasse il nostro stile di vita». Maria Chiara dice «nostro» non a caso, dal momento che nel progetto imprenditoriale è affiancata dalla madre, Patrizia Chirola, architetto con un passato da costumista nel mondo della danza e del teatro. E proprio questi trascorsi hanno dato quell’impronta «coreografica» ai capi - pantaloni palazzo, abiti, sottoveste, giacche, tute, blazer - che oggi escono dalle loro mani. Come a dire che da sempre in casa Magri - genitori e cinque figli - si è respirata l’aria della ricerca, dell’espressione dei propri talenti come via per l’autorealizzazione. Ed è stato così che, messe sul tavolo tutte le prefessionalità maturate negli anni da entrambe, si è potuto iniziare a confezionare i primi capi. Inizialmente proprio nella loro casa a Soiano, diventata il primo laboratorio dove sperimentarsi. Grazie al passaparola e ai social i clienti hanno iniziato a presentarsi alla loro porta. L’idea di diversificare gli ambienti, in un luogo dedicato, è venuta di conseguenza. E dal 2022 le porte di VillaMà (nome che racchiude la prima sillaba del cognome e, significativamente, quella della parola mamma) si sono aperte.

Dai kimono dipinti a mano al sogno di una collezione di tessuti 

«Abbiamo una clientela molto trasversale - racconta Patrizia - riusciamo ad intercettare diverse tipologie di persone e di diversa provenienza geografica: dai giovani, grazie alla presenza sui social, a persone con un certa vita mondana, a future spose, ad artisti italiani e non e, in generale a chi sa apprezzare un nostro capo, inteso come il risultato finale di una ricerca che sappia rispecchiare la personalità di chi lo indossa». Dimenticate il pronto moda, i materiali usa e getta, a Polpenazze si fa ricerca, a partire dai tessuti e chissà che anche il sogno di produrre una propria linea possa diventare realtà.

«Per festeggiare il compleanno dell’attività - dice Patrizia - stiamo realizzando dei kimono dipinti a mano da me con animali e fantasie floreali». Vere e proprie opere pittoriche su tessuto che Patrizia realizza dopo aver messo a fuoco soggetto, colori ed evetuali richieste dei clienti. «Spesso l’acquisto di vestiario è compulsivo - aggiunge ancora Patrizia - capita che possa nascondere un bisogno profondo di altro. Evitare che una persona sprechi soldi ed energia ed indirizzarla verso un acquisto consapevole e appropriato rientra nel lavoro che facciamo, si tratta di una vera e propria educazione e le persone che vengono da noi scoprono un mondo fino a prima ignorato, dai tessuti ai tagli, ai modelli». 

Dentro questa cornice trova posto anche l’aspetto di sostenibilità ambientale. «Acquistiamo tessuti di stock, scampoli e non facciamo produrre nulla. Tutto quello che non viene usato cerchiamo di riutilizzarlo. Non compriamo cose che non ci servono, preferiamo fibre naturali. Non produrre scarti che non siano smaltibili. Insomma, prestando attenzione anche a questi aspetti, cerchiamo di chiudere il cerchio della nostra attività artigianale». 

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