Garda

Polpenazze: un bimbo che ha quattromila anni

Polpenazze: il laghetto del Lucone ha restituito il cranio del fanciullo vissuto attorno al 1980 a. C.
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Cosa ha causato la morte di un bimbo dell'apparente età di 3-4 anni? Il giallo dell'estate arriva dalla campagna di Polpenazze dove, fra i campi di granoturco, si scava alla ricerca delle tracce degli antichi gardesani. E la notizia bomba è che nei giorni scorsi il limo nerastro del laghetto di Lucone ha restituito i resti di un bambino della preistoria, vissuto cioè attorno al 1980 a. C., vecchio cioè di quasi quattromila anni. Gli archeologi hanno rinvenuto il cranio intero (anche se parzialmente frammentato) di un giovinetto: giaceva appoggiato sopra due pali e attorniato da pezzi di corteccia di ontano.

L'esperto, dall'esame della dentatura, ha stabilito che il piccolo aveva un'età compresa fra 3 e 4 anni. E, ovviamente, ci si chiede cosa ne abbia provocato la morte. Se, com'è probabile, la sua breve esistenza sia stata cioè stroncata da una malattia o possa essere attribuita ad altro considerando che è stata esclusa la possibilità di un decesso collegato all'incendio delle capanne in legno avvenuto attorno a quell'epoca. Domanda alla quale potranno rispondere nei prossimi mesi gli esami e le indagini di un esperto.
Continua a riservare sorprese la campagna di scavi nel sito palafitticolo dell'antico laghetto di Lucone.

È stato dichiarato lo scorso anno bene dell'umanità dall'Unesco e qui, la situazione appare decisamente ottima rispetto a quella del sito gemello del Lavagnone di Desenzano. Il terreno acquistato dal Comune è molto ampio e la grande fossa dello scavo è ricoperta e protetta da un'ampia tensostruttura bianca che consente di lavorare al meglio (proteggendo nel contempo i resti) agli studenti (alcuni del liceo di Salò), ai laureati, ai laureandi e al volontari del Gruppo Grotte Gavardo che si alterneranno fino a inizio ottobre negli scavi. Il cantiere è diretto dall'archeologo Marco Baioni che è anche direttore e conservatore del museo archeologico della Valle Sabbia di Gavardo. Lo affiancano Carlo Pettini del Gruppo Grotte Gavardo, le dottoresse Claudia Mangani e Renata Perego, quest'ultima esperta del Cnr.

A Lucone di Polpenazze si iniziò a scavare negli Anni Sessanta e il sito palafitticolo divenne famoso dopo il rinvenimento nel '65 della piroga della preistoria, immortalata dalla celebre copertina della Domenica del Corriere disegnata da Walter Molino. Poi gli scavi sono ripresi nel 1986 e dal 2006 si rinnovano ogni estate. Ed il sottosuolo continua a svelare i suoi preziosi segreti.
«Il ritrovamento del teschio, praticamente intero, del bambino è certamente il più importante di questi ultimi anni- sottolinea Baioni -. La palafitta del bronzo antico è stata datata al 2034 a. C. Fu distrutta da un incendio attorno al 1969 a. C. come mostrano le cime dei pali che sostenevano il pavimento in assi di legno delle capanne ancor oggi visibili. Ma non è l'unico. Abbiamo infatti recuperato una grande olla contenete spighe di frumento. E ancora 5 "frullini" ricavati da legno di abete per fare il formaggio e numerosi vasi interi, resti di ossa specie di cinghiale e maiale, oltre a conchiglie. Lo scavo è visitabile tutti i venerdì fino al 2 ottobre».
Ennio Moruzzi

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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