Nessuno peschi il coregone nel Garda: prorogato il divieto
Evitare «mattanze» nel momento in cui la specie è più vulnerabile, cioè durante la «frega», quando le femmine si avvicinano a riva per deporre le uova. Così anche quest’anno Lombardia e Veneto hanno prorogato di una settimana il divieto di pesca del lavarello, il prelibato e diffusissimo coregone, specie alloctona (fu introdotta nel 1917) ma importantissima per l’economia del Garda, tanto che da sola costituisce almeno il 50% del pescato complessivo.
I decreti regionali hanno prorogato fino al 22 gennaio il periodo di divieto di cattura nel lago di Garda di questa specie, la cui pesca è di norma concessa a partire dal 15 gennaio. Viene invece consentita la cattura da parte dei pescatori professionisti già autorizzati con precedente decreto regionale, ai fini della riproduzione artificiale del coregone. Il provvedimento si rende necessario per tutelare la specie nel suo momento più critico.
Il coregone ama le acque fredde e in occasione di inverni non particolarmente rigidi, come questo, la stagione della deposizione delle uova tarda ad arrivare. Effetti del mutamento climatico? Probabile. I pescatori ricordano bene che un tempo la deposizione delle uova, che normalmente inizia a Natale, all’Epifania era già finita.
«Ora non è più così - commenta Maurizio Scarmigliati, presidente dell’Unione Pescatori Sportivi del Garda - tanto che la proroga del divieto dovrà prima o poi diventare definitiva». Resta da segnalare un’altra azione programmata da Upsdg a tutela della fauna ittica: domani una decina di sub si immergeranno a Sirmione per avviare un monitoraggio della presenza del pesce siluro, specie infestante che preoccupa i pescatori e non solo.
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