Museo della pesca: un fantasma costato 700mila euro
Non riesce a decollare il progetto di apertura del Museo della pesca, idea che a Sirmione è sul tappeto da almeno un decennio. Gli interventi di recupero e riqualificazione di un ampio spazio esterno e di tre piccoli edifici sono stati completati da oltre due anni. Usufruendo anche del contributo Ue, il Comune ha investito quasi 700mila euro per la sistemazione dell’area, il restauro delle casette, la costruzione di un parcheggio da 124 posti.
Del museo, però, c’è solo una traccia, consistente in un’unica stanza dove sono allineate a terra svariate tiplogie di reti, fiocine e altri attrezzi, alcune immagini di inizio ’900 che mostrano com’era il luogo un tempo. Sotto il portichetto c’è una imbarcazione da pesca e alcune reti. Gli altri due edifici sono chiusi. Insomma, pur con tutta la buona volontà e l’impegno di chi accoglie, com’è accaduto giovedì scorso con gli alunni delle scuole, non si può proprio parlare di museo. Ci vorrà ben altro per rendere appetibile una visita, sia in termini di materiali sia di allestimento, didascalie e immagini storiche capaci di suscitare interesse. Molto, troppo rimane da fare.
Resta poi il problema ancora irrisolto della gestione e dunque dell’apertura al pubblico a orari prestabiliti, tema sul tappeto da parecchio tempo. Il Comune non ha ancora deciso come valorizzare la struttura. Peccato perché la zona di punta Grò è davvero un piccolo ecosistema naturale dove sono numerose le persone che passeggiano, ammirano gli svassi in amore, i canneti, ascoltano i richiami degli uccelli acquatici. Insomma pare sussistano tutti i presupposti perché anche il museo possa suscitare interesse.
Gli interventi di riqualificazione dell’area verde di Punta Grò, vasta ben 33.000 mq, erano partiti a gennaio 2011, frutto dell’approvazione nel 2008 del relativo «piano integrato» e del progetto varato a luglio del 2009. Quella interessata, dicevamo, è un’ampia zona costiera sopravvissuta alla cementificazione della restante area
della «punta», che ha mantenuto l’originale ecosistema ripariale lacustre, ricco di specie arboree e fiori, oasi per uccelli e animali, ben integrato dall’attività tipica della pesca. L’intervento, nel corso degli anni, ha consentito il restauro di tre piccoli rustici qui esistenti destinati ad accogliere appunto il museo oltre alla realizzazione di un parcheggio vicino alla statale in località Rovizza da 124 posti, riqualificare il canale e altre strutture all’aperto. È stata attuata anche la pulizia e la riqualificazione ambientale dell’intera zona. Completata la realizzazione degli interventi, manca solo l’allestimento del museo e l’apertura dell’intera area da affidare a un gestore.
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