Morto cadendo dal baule, l’amico indagato per omicidio stradale
L’auto era ferma, con il baule aperto in una strada poco trafficata nella campagna di Lonato, non lontano dal cimitero. I ragazzi stavano usando il retro della vettura come una panchina, seduti sul pianale, chiacchierando, bevendo e festeggiando il compleanno di uno di loro. Il proprietario ad un certo punto ha deciso di partire e spostarsi, dimenticandosi degli amici seduti dietro. Ha messo in moto e l’auto è partita, sbalzando a terra i ragazzi: tra loro c’era anche Omar Khalaf, che è morto una settimana più tardi in ospedale, proprio per le conseguenze di quella caduta. Il ragazzo alla guida, 18enne che vive in zona, operaio e incensurato, deve rispondere dell’omicidio stradale di cui è stato vittima il suo amico.
La ricostruzione
Con tre settimane di indagini serrate la Polizia stradale di Desenzano, con il coordinamento del sostituto procuratore Jacopo Berardi, ha messo nero su bianco quella che ritiene la più affidabile ricostruzione delle ultime ore del ragazzo e trovato riscontri anche nelle testimonianze dei ragazzi che, risentiti dopo il decesso dell'amico, hanno fornito anche tutti i dettagli che in un primo momento non erano emersi, le reticenze che, forse per paura, avevano comunque rallentato le indagini.
Venerdì 8 settembre il ragazzo, che lavorava come operaio in un'officina di Polpenazze, si era visto con alcuni amici per festeggiare un compleanno a Lonato. I festeggiamenti erano poi proseguiti in strada, in una zona di campagna in via Mancino. Dopo l’incidente, che si sarebbe verificato alle 22.30, i ragazzi, forse senza rendersi conto di quanto fosse realmente accaduto, si sono allontanati e solo un’ora più tardi un’altra persona aveva notato il giovane a terra con accanto il suo monopattino e aveva allertato i soccorsi.
Le indagini
Sulle prime si era dunque pensato ad una caduta accidentale dal mezzo anche perché le sue condizioni non sembravano gravi. Dopo il ricovero però le sue condizioni sono via via peggiorate fino al coma e, dopo una settimana, il decesso. A quel punto la Stradale ha eseguito una nuova serie di accertamenti e ripetuto gli interrogatori. All’inizio di via Mancino è presente un lettore targhe e i dati che aveva registrato quella sera hanno fornito elementi che sono stati la base dell’indagine che ha poi permesso di fare piena luce sull’incidente costato la vita al giovane operaio.
In poche ore era stata individuata un'auto rossa, intestata ad un parente di uno dei ragazzi presenti alla festa, che era transitata in via Mancino quella sera e poi anche al suo conducente. Dopo aver ascoltato lui e gli altri ragazzi che erano alla festa gli inquirenti si sono convinti che si sia trattato solo di un tragico incidente: il conducente è partito senza rendersi conto che l’amico era seduto sul pianale del bagagliaio.
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