Morì nell’immersione a Toscolano, due sommozzatori a processo
Se la morte di Paolo Di Martino, il 43enne stroncato da un malore la mattina del 30 giugno di sei anni fa, durante un’immersione a Toscolano Maderno, è figlia del caso o frutto della colpa dell’istruttore che era con lui o del presidente della società che aveva organizzato il corso per sub, lo si saprà il prossimo 10 luglio. A quella data è stato aggiornato il processo per omicidio colposo a carico di Astore Santoro e Luciano Cresseri, rispettivamente Dive master Padi e presidente dell’associazione sportiva Sommozzatori bresciani Leonessa di Concesio.
Secondo il sostituto procuratore Caty Bressanelli i due non avrebbero messo in pratica tutte le procedure di legge per garantire la sicurezza degli aspiranti al brevetto e per impedire incidenti dalle conseguenze mortali come quello che ha stroncato Paolo Di Martino. Ieri, davanti al giudice, è stato sentito un compagno di corso della vittima. L’uomo ha raccontato la mattinata e le fasi dei soccorsi. Ha riferito di non aver notato alcunché di strano in Di Martino e detto di averlo sentito parlare di un’immersione, alla stessa profondità, fatta in notturna, partendo da una barca, solo pochi giorni prima.
Ad assistere alle fasi più concitate di quella domenica mattina fu Luciano Cresseri, ieri in aula. Nel tentativo di aiutare Di Martino a guadagnare la superficie e a mettersi in salvo, il presidente della Leonessa ebbe a sua volta un malore. Fu portato in eliambulanza in camera iperbarica alla Città di Brescia. Si salvò. Epilogo purtroppo diverso per il 42enne corsista, padre di una ragazzina e titolare di un’agenzia pubblicitaria in città. Il tentativo di rianimarlo in spiaggia non lo strappò ad una morte che, stando alla Procura, poteva e doveva essere evitata.
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