Maternità, matrimonio e cicatrici: gli scatti di Cristina
La sua specialità è fermare il tempo intrappolandolo nella macchina fotografica, per rubargli immagini di corpi e i visi di uomini e donne, ma soprattutto delle donne, tra posizioni, espressioni, e mutazioni. L’obiettivo di Cristina Penocchio - ex odontotecnico, oggi fotografa professionista con base a Desenzano del Garda - in questi anni di reportage si è distinto per la sensibilità con cui avvicina il mondo e l’umanità che ne fa parte.
Un’attenzione e una delicatezza per i sentimenti degli altri che l’ha portata non solo a fotografare i suoi soggetti in situazioni anche intime e personali, come possono essere l’ambito del nudo o della maternità, ma anche a ideare e allestire la mostra Kintsugi: un’esposizione già realizzata in più luoghi, che mette al centro dell’attenzione il dolore di donne che hanno subito interventi chirurgici, abbellendone le cicatrici con dorature che hanno anche l’obiettivo di ridare sicurezza e dignità a chi le porta sulla pelle. Un tema, il Kintsugi, destinato a ampliarsi in futuro con il coinvolgimento di donne vittime di violenze emotive.
In quasi 18 anni di scatti Cristina ha imparato e affinato la tecnica della fotografia, ma il salto di qualità è frutto «dell’accresciuta capacità di ricercare i dettagli, scovando quello che l’occhio meno allenato non coglie, per passare con efficacia dall’idea a qualcosa di tangibile».
Ne sanno qualcosa gli sposi che le hanno affidato il compito di raccontare con le immagini la giornata del loro matrimonio (circa 3mila scatti in un giorno), o le mamme col pancione che hanno voluto rendere indimenticabile la maternità rendendo indelebile con la fotografia il momento più importante.
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