Garda

Malore fatale in Uganda per Anna Maria Portesi

La donna di Calcinato, promotrice con il marito di tante iniziative solidali, è morta a 73 anni
Anna Maria Portesi - © www.giornaledibrescia.it
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Mentre tra Italia ed Uganda è stato attivato il ponte che consentirà il rimpatrio del feretro di Anna Maria Portesi, il suo paese l’aspetta per darle l’ultimo saluto e per stringersi alla sua numerosa famiglia. La donna, 73 anni, è morta martedì per le conseguenze di un malore, con ogni probabilità un infarto, che l’ha colpita mentre si trovava nel Paese del continente africano insieme al marito, Antonio Corsini. Uno dei loro innumerevoli viaggi in Uganda, questo iniziato proprio il giorno prima della tragedia nella terra che la coppia ha eletto tra i destinatari della loro grande generosità, concretizzata per mezzo dell’iniziativa umanitaria chiamata «L’ovo de l’asino».

Anna Maria Portesi, con il marito Antonio, era una colonna del volontariato, conosciutissima in paese per le innumerevoli attività di solidarietà di cui è stata negli anni protagonista. Da sempre, infatti, la donna è stata attiva nelle realtà parrocchiali del paese e, fino agli anni Ottanta, si è occupata del gruppo scout locale. Poi, e sempre a fianco del marito Antonio, è arrivata la Casa della carità, la casa di accoglienza che la coppia ha fatto nascere nei primi anni Novanta tra Calcinato e Calcinatello: un luogo dove chiunque può trovare aiuto, dando in cambio ciò che può. All’inizio, i due l’avevano fondata nel periodo in cui gli sbarchi di profughi provenienti dall’Albania erano numerosi e incessanti, con la finalità di dare il proprio contributo, e negli anni questa generosità non è mai venuta meno, anche grazie all’aiuto dei cinque figli e dei nipoti che mano a mano sono stati coinvolti in quello che chi conosceva Anna Maria definisce «volontariato di famiglia».

Recentemente, tra l’altro, si erano messi a disposizione attraverso la Casa della carità a sostegno della popolazione ucraina in fuga dalla guerra, fornendo mobilio, generi alimentari, ma anche abbigliamento e altri aiuti alle famiglie arrivate a Calcinato durante i primi mesi del conflitto.  Poi le attività in Africa, nello specifico nella zona di Namalu, che si trova nella regione settentrionale del Karamoja. Lì, con il marito e l’iniziativa «L’ovo de l’asino», stavano portando avanti un’iniziativa di cooperazione internazionale volta allo sviluppo economico e sociale dell’area: «Quando era a Calcinato - dicono di lei - non vedeva l’ora di ripartire. Anna Maria non amava apparire, preferiva fare del bene dietro le quinte, ma chiunque avesse bisogno di aiuto, sapeva che avrebbe potuto rivolgersi a lei per trovarlo». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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