Lonato sogna l'albergo diffuso, ma servono sei milioni
Di cosa si tratta? L’idea è replicare sul Garda un modello già sperimentato in altre zone d'Italia. Il primo hotel di questo tipo sorge negli anni Settanta a Sauris, piccolo comune della Carnia, Friuli. In paese ci sono un mucchio di case vuote ormai in stato di degrado: l’amministrazione decide così di ristrutturarle per creare un’unica struttura dove i turisti possano essere accolti.
Nel bresciano l’albergo diffuso è in gestazione in Val Camonica, a Villa Dalegno, e nella Bassa, tra le mura del castello di Padernello, ma nessun progetto è stato ancora portato a termine. A Lovere, in provincia di Bergamo, si trova l’esempio più vicino a noi di questa forma di accoglienza. A Torre Soca, per l’esattezza, l'esigenza di ridare vita al centro storico ha portato alla ristrutturazione di edifici medievali in cui sono state ricavate sette unità abitative ben arredate e caratteristiche che danno luogo ad una struttura in orizzontale a metà tra la casa e l’albergo.
Dal maggio 2014 il progetto prende il via anche a Lonato, ispirato direttamente all’esperienza sviluppata negli anni Ottanta a Sutrio, sempre in Friuli. Lo scopo è aumentare la ricettività per i turisti che ogni anno arrivano nel borgo gardesano, in modo da offrire un complesso che garantisca accoglienza e partecipazione alla vita della comunità locale.
Per il momento sono stati individuati quattordici edifici antichi nel quartiere Cittadella, ai piedi della Rocca. Agli studi per il recupero degli immobili ci hanno pensato ottanta studenti del corso di restauro della Laurea magistrale in Ingegneria Edile e Architettura. Ora però servono fondi: la fondazione Ugo da Como sta cercando risorse per far fronte ad una spesa di 6 milioni di euro.
La struttura sarà come un qualsiasi altro hotel, con i suoi comfort, la reception e circa sessanta posti letto; la sola differenza starà nel fatto che le stanze saranno in diverse case, ma sempre vicine l’una all’altra, integrate nel contesto del borgo.
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