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Le avventure di Giovanni Paoli, primo stampatore delle Americhe

Proveniente dalla Spagna ma salodiano di nascita, nel 1539 aprì una tipografia a Città del Messico
Un'illustrazione da un volume stampato da Giovanni Paoli
Un'illustrazione da un volume stampato da Giovanni Paoli
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Da analfabeta a primo stampatore delle Americhe. Nella sua tipografia, a Città del Messico, fra il 1539 e il 1560 nacquero una cinquantina di edizioni. Catechismi, preghiere, precetti, trattati di argomento teologico: ciò che serviva ai sacerdoti di papa Paolo III e ai servitori di Sua maestà cattolica l’imperatore Carlo V per diffondere la vera fede fra gli indios e rinfrescarla nei coloni spagnoli distratti dal peccato e dalla lontananza dalla chiesa madre.

L’analfabeta Giovanni Paoli, Juan Pablos in castigliano, era un giovane di talento, pieno di iniziativa e spirito di avventura, secondo i canoni dell’epoca. Nelle terre occupate dai Conquistadores ogni possibilità era spalancata. Persino che il garzone di una rinomata tipografia di Siviglia, incapace di scrivere, facesse prosperare la prima stamperia del Nuovo Mondo.

Correva l’anno 1539

Da Salò a Città del Messico, passando dall’apprendistato in officine di Venezia, Lione e Siviglia. L’arte della stampa nelle Americhe è stata portata, curata e sviluppata da un bresciano, uno dei tanti che nelle pieghe della storia troviamo agli angoli della terra, impegnati a portare il Vangelo, a commerciare, esplorare, studiare, vivere. Salò. La data di nascita di Giovanni Paoli è ignota, diciamo primo decennio del XVI secolo. Il luogo è invece sicuro, la Riviera di Salò. Dalla Magnifica Patria, orgoglio della Serenissima, a Venezia il passo è breve.

È qui, forse in tipografie di altri bresciani, che pratica inchiostro, torchio e caratteri mobili. Probabile che lavori anche in Francia prima di trasferirsi a Siviglia nel 1532. Dall’altra parte dell’Oceano due personalità illuminate come il vice re della Nuova Spagna, Antonio de Mendoza, e il vescovo di Città del Messico, il francescano Juan de Zumárraga, promuovono la creazione di una grande biblioteca e la diffusione dei libri, in particolare di catechismo. Farli arrivare dalla madrepatria è un’impresa per i tempi lunghi e i costi, senza contare i naufragi. Meglio impiantare una tipografia sul posto.

A Siviglia

Il compito viene richiesto al libraio-editore sivigliano Juan Cromberger, il principale di Paoli. Non sappiamo come maturi la scelta di inviare laggiù il nostro giovane salodiano, compositore di tipografia con seri problemi di scrittura. Forse è l’unico disponibile. Fatto sta che nel 1539 i due stipulano l’accordo che obbliga Giovanni Paoli ad allestire e gestire per dieci anni la stamperia. Tutte le edizioni dovranno portare soltanto il nome di Cromberger ed essere autorizzate dal vescovo locale. Strumenti e materia prima saranno forniti dall’impresario. Il vero problema sarà sempre la fornitura della carta, visto che in Messico la prima cartiera nasce nel tardo Seicento.

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Alla fine del 1539, dunque, dai torchi collocati in un locale di proprietà vescovile, esce il primo libro: «Breve y mas compendiosa Doctrina Christiana en lengua mexicana y castellana», finanziato da Zumárraga. L’anno dopo ecco il «Manual de adultos», guida dei sacerdoti per il battesimo degli adulti. Paoli imparare bene l’arte, finalmente anche a scrivere correttamente. Alla morte di Cromberger, nel 1540, i suoi eredi si disinteressano della filiale messicana, tanto da cederla a Paoli nel 1547. Da cinque anni il bresciano è diventato cittadino della Nuova Spagna, ottenendo un lotto di terra dove costruire casa e tipografia.

La sua attività prende nuovo slancio con la fondazione dell’Università di Città del Messico, nel 1553. Non mancano le disavventure: nel 1548 la nave che trasporta le attrezzature per rinnovare l’officina affonda nei pressi dell’isola di Hispaniola, alle Antille. Per esercitare il mestiere serve l’autorizzazione del vice re. Morto Mendoza, ottenuto più volte il rinnovo dal suo successore, nel 1559 Paoli deve affrontare la concorrenza.

Un secondo stampatore conquista la benevolenza reale. Ironia della sorte: è un tipografo che ha imparato l’arte proprio da Juan Pablos. Il quale muore nel 1560, lasciando una cinquantina di edizioni (molte in esemplare unico o addirittura in frammenti) e agli eredi il compito di proseguire. Durerà poco: agli inizi del Seicento la prima stamperia delle Americhe smantella i suoi torchi. La vicenda di Giovanni Paoli da cronaca diventa storia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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