La Valtenesi s’inebria di Profumi di mosto
Sarà l’edizione del record, perché mai così tante cantine hanno aderito, ma sarà anche tra le più simili all’edizione numero uno, quella del lontano 2002: «Profumi di mosto 2023» è alle porte.
L’evento che celebra la fine della vendemmia organizzato dal Consorzio Valtenesi taglia il traguardo della 22esima edizione: è in programma domenica 8 ottobre, una giornata tutta dedicata alle degustazioni, agli eventi, alla scoperta del territorio. Edizione del record, si diceva, perché per la primissima volta ben 28 cantine apriranno le loro porte al pubblico: mai così tante. E a queste si aggiungono le otto che, con tutte le altre, saranno a disposizione degli appassionati sui banchi di degustazione a Villa Galnica, la Casa del Vino del Consorzio. Ci si aspetta un record anche in termini di partecipazione: l’anno scorso vennero vendute circa 3500 esperienze, più o meno duemila persone parteciparono a «Profumi di mosto». Quest’anno, nemmeno il tempo di pubblicizzarlo, sono già arrivate oltre 600 prenotazioni e alcune cantine hanno già raggiunto il numero massimo di «ticket».
Tradizione
Il format è quello ereditato dalla pandemia. E quindi non più percorsi preconfezionati da scegliere, ma esperienze da selezionare una a una: il ticket costa 20 euro (lo si può acquistare solo online, sul sito www.profumidimosto.it) e dà diritto alla degustazione di tre vini della cantina prescelta abbinati a un piatto tipico, a un prodotto del territorio, a esperienze tra le più variegate, ma anche alla libera degustazione alla Casa del Vino, per l’occasione un «piccolo mercato» dove si potranno fare compere, e acquistare i vini preferiti.
Ci sono alcune similitudini tra questa nuova edizione e la primissima. Le spiega il presidente del Consorzio, Paolo Pasini, figlio di Diego, che nel 2002 era a sua volta presidente: è la prima assonanza, ma non la sola. Perché quell’anno «la produzione della Valtenesi venne quasi dimezzata da una grandinata mai vista prima e mai più ripetuta - sottolinea Pasini -. L’idea, all’epoca, era quella di mostrare che il vino c’era comunque, che i viticoltori avevano reagito. Anche la stagione 2023 è stata complessa: abbiamo avuto una primavera asciutta, seguita dal gran caldo e dalla grandinata della fine di luglio, che non è stata certamente ai livelli del 2002 e che ha colpito maggiormente la zona del Lugana, ma qualcosina ha portato via anche qui».
Profumi di mosto servirà anche questa volta «a spiegare che magari ci sarà meno vino - continua Pasini -, ma dalle caratteristiche che rilevano in tutto la cura che i viticoltori ci mettono».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato