La Valtenesi cala l’asso del tartufo e lo lega a vino e olio del territorio
Luca Bigoloni, consigliere e socio, ha appena trovato una pepita che da sola pesa oltre mezzo chilo. E già questa di per sé sarebbe una notizia e invece c’è di più: in Valtenesi i tartufai si sono associati, hanno formato un bel gruppo che in pochi mesi è cresciuto, fino a superare quota settanta unità.
Questi appassionati per il futuro vogliono organizzare tante e belle iniziative che coinvolgeranno le aziende agricole (e sul territorio ce ne sono tante che con i tartufi hanno molto a che fare), l’Amministrazione comunale e la popolazione. L’obiettivo? Informare, formare e, soprattutto, far sapere a quante più persone possibile quanto il tartufo, nello specifico quello che si raccoglie in Valtenesi, sia un prodotto su cui puntare.
La raccolta
In tanti nemmeno lo sanno che la Valtenesi è terra di tartufi. E se ne trovano di ogni foggia. Il più comune è lo scorzone estivo, ma si trova pure un po’ di bianco pregiato. La stagione, peraltro, quest’anno è partita tardi, ma si sta rivelando abbondantissima: da almeno dieci anni non si avevano le soddisfazioni che si stanno avendo in questi giorni. Luca Bigoloni, col suo tartufo gigante, ne sa qualcosa. Ma non solo lui è tornato a casa con un bel bottino. In una sola uscita, la scorsa settimana, due membri dell’associazione Tartufai della Valtenesi, presieduta da Franco Ganda, ne hanno raccolti due chili.
Bazzicano le zone boschive di tutta l’area, oppure fanno cercare i loro cani addestrati e bravissimi nelle tartufaie che lungimiranti imprenditori agricoli hanno voluto e realizzato decenni fa.
Il nuovo sodalizio
Qui si apre un nuovo capitolo: la collaborazione del nuovo sodalizio con le aziende agricole. Con tre di queste, in particolare, sono state, o saranno presto, organizzate degustazioni con i tartufi abbinati ai vini e all’olio della zona: sono Giovanni Franzosi (il padre Bruno è socio onorario dell’associazione Tartufai) ha cominciato con la tartufaia quattro anni fa e «non sarà l’elemento principale della nostra attività, il tartufo, ma di certo rappresenta un plus»; Gianfranco Comincioli, tartufaio dal 1988 quando sostituì una serie di ulivi gelati per la nevicata del 1985 con piante micorizzate; Gianpietro Avanzi, con i tartufi «in mente da trent’anni».
Insomma, l’associazione non solo ora ha le gambe per camminare, ma anche ottimi sostegni per proseguire a passo sicuro verso il futuro. Fondamentale il sostegno dell’Amministrazione comunale di Moniga, confermato dal consigliere con delega all’Agricoltura Andrea Massi: il Comune ha dato al gruppo una sede, concederà, e volentieri, l’utilizzo del castello quando in autunno vi organizzerà un vero festival, con simulazioni di ricerca, convegni, degustazioni.
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