La ricostruzione dell'incidente nautico: cosa sappiamo finora
È passata una settimana da quando nelle acque del lago di Garda è stata recuperata la piccola imbarcazione con a bordo il cadavere di Umberto Garzarella. Un ritrovamento che ora dopo ora ha sveltato i contorni della tragedia che si è consumata nella serata di sabato 19 giugno nelle acque di fronte a Portese, frazione di San Felice del Benaco. La ricostruiamo qui.
L'allarme
Alle 5 del mattimo di domenica 20 giugno sugli scogli di Portese un pescatore lancia l'allarme dopo aver notato, sventrata, una piccola imbarcazione. Adagiato a bordo, in posizione fetale, come stesse dormendo, c'è il corpo senza vita di Umberto Garzarella, 37enne caldaista di Salò. Accanto al cadavere una borsa e scarpe da donna: scattano le ricerche di una seconda persona, sul lago arrivano i volontari del Garda, i Vigili del fuoco e la Capitaneria di porto. Attorno alle 17, a cento metri di profondità e a circa 400 dalla riva, viene individuato il cadavere di Greta Nedrotti, 25 anni, studentessa universitaria di Toscolano Maderno.
I due avevano seguito dall'acqua in prima serata il passaggio della Mille Miglia, ormeggiando la barca davanti a un locale di Salò, per poi ripartire attorno alle 22.30.
Si inizia a indagare sull'incidente nautico e si arriva al rimessaggio Arcangeli di Salò, dove è ormeggiato un Riva Aquarama di proprietà di due cittadini tedeschi. La chiglia è segnata e ci sono segni di sague. I due turisti vengono portati in caserma.
Gli investitori
Si tratta di due manager arrivati dalla Germania che vengono indagati a piedi libero con l'accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso. Passo dopo passo, si sta cercando di ricostruire la serata di sabato per stabilire cosa sia accaduto.
Una coppia in villeggiatura sul Garda racconta agli inquirenti di aver sentito un botto attorno alle 23 di quella sera e di aver notato un'imbarcazione procedere a velocità sostenuta in direzione di Salò. Non possono immaginare che il potente motoscafo abbia investito il piccolo gozzo, ma si stupiscono del fatto che dopo l'impatto il natante non abbia rallentato e non sia tornato a vedere cosa fosse accaduto.
«Credo di aver preso uno scoglio nel lago» rivela poco più tardi uno dei due turisti tedeschi ad alcuni connazionali con cui si trova in un locale della Fossa, zona centrale di Salò.
Racconta della cena poche ore prima al ristorante dell'hotel Sogno di San Felice, il ritorno verso Salò con il passaggio nei pressi dell'Isola del Garda e l'impatto con qualcosa che poteva essere uno scoglio o un tronco, poi il rientro rocambolesco al rimessaggio.
Un passaggio, questo, immortalato dalle telecamere di sicurezza del centro nautico: il video - che il nostro giornale ha pubblicato per primo - registra la difficoltà di uno dei due turisti a reggersi in piedi, al punto che quando l'orologio segna le 23.35 l'uomo cade all'indietro e finisce in acqua.
Fradicio, insieme all'amico, si siede poi coi connazionali ai tavolini del bar dell'hotel Commercio. La mezzanotte è passata da poco quando i due, dopo aver bevuto un paio di birre, stanno male. Sanguinano e sul posto arriva un'ambulanza per soccorrerli. Attorno alle 2.30 la rimandano indietro vuota: rifiutano entrambi l'assistenza.
Le indagini
Nella mattinata di domenica vengono raggiunti nella loro stanza dell'hotel Duomo di Salò dai carabinieri che li portano in caserma. Gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo, aprono un fasciolo per omicidio colposo e omissione di soccorso.
Dopo essere stati indagati in stato di libertà ed essere rimasti a disposizione delle autorità, i due turisti tedeschi fanno ritorno in patria. Solo uno dei due accetta di sottoporsi all'alcol test - a 15 ore di distanza dall'incidente -, il cui risultato è negativo. Non c'è obbligo di legge, l'amico si rifiuta di eseguire l'esame. «Hanno detto di aver bevuto solo un bicchiere di vino ciascuno durante la cena perché sapevano di doversi poi spostare in motoscafo» spiega il loro legale, l'avvocato Guido Sola.
Una foto pubblicata in settimana dal quotidiano tedesco Bild, che titola l'articolo «Dopo questo champagne hanno provocato due morti», li ritrae mentre brindano a bordo del motoscafo una manciata di ore prima della tragedia, a metà pomeriggio, quando anche loro come Umberto e Greta stanno ammirando il passaggio delle auto storiche della Mille Miglia.
«Abbiamo visto solo le luci della costa, per il resto il lago era buio» ribadiscono agli investigatori i due tedeschi, che hanno anche dichiarato di essersi più volte alternati alla guida dell'Aquarama. Non c'è certezza, dunque, su chi dei due fosse ai comandi al momento dell'impatto. Ragione questa che ha impedito ai carabinieri di trattanere in arresto uno dei due turisti.
Determinanti per stabilire la dinamica dell'incidente saranno dunque le perizie sulle due imbarcazioni coinvolte, che gli avvocati Patrizia Scalvi e Caterina Braga, legali della famiglia Nedrotti, chiedono siane eseguite al più presto.
Umberto e Greta
Qualche risposta, intanto, è arrivata dalle autopsie condotte sui corpi delle vittime. Umberto, rinvenuto come detto in posizione fetale, è morto sul colpo, dilaniato dall'impatto con le eliche e il timone del motoscafo che gli è letteralmente passato sopra.
Greta è invece morta per annegamento. Difficile dire se potesse essere salvata, ma secondo gli avvocati della sua famiglia «poteva sicuramente essere soccorsa».
Sul suo corpo sono state riscontrate varie fratture degli arti e la semi amputazione di un piede, segni dell'impatto col potente motoscafo che l'ha poi fatta finire in acqua.
Mercoledì la 25enne, studentessa della facoltà di Economia dell'Università Statale di Brescia, avrebbe dovuto sostenere il penultimo esame prima della laurea. Le sue amiche ora si dicono pronte a farlo al suo posto e chiederanno al rettore Maurizio Tira di poter discutere al posto di Greta e in sua memora la tesi di laurea.
La navigazione sul Garda
Oltre il dolore per la morte di Umberto e Greta, la tragedia di Salò riporta in primo piano la questione della sicurezza sui laghi. Il sindaco di San Felice, Simone Zuin, chiede che venga riaperto il dibattito della navigazione sul Garda. Chi vive sul lago lamenta la presenza di imbarcazioni troppo potenti e troppo veloci, condotte da persone che non hanno la necessaria perizia.
Sul Garda la legge in vigore, frutto di un accordo tra le tre Regione che si affacciano sul bacino, impone un limite di velocità nelle ore notturne di 5 nodi. «Di sicuro - ha dichiato l'avvocatessa Braga - mi sento di dire che visto il danno provocato al gozzo di Umberto e Greta, il motoscafo dei due tedeschi viaggiava ben oltre il limite. Gli indagati hanno raccontato di aver visto solo le luci della costa, ma la barca di Umberto era munita delle luci di via e di coronamento».
Il vuoto normativo
C'è poi il tema non secondario dell'omicidio nautico. Nel 2016, con l'introduzione dell'omicidio stradale, era stato stralciato con l'intenzione di reinserire la parte relativa alla navigazione in quello che doveva essere un imminente riordino del codice della nautica da diporto.
Il tempo è passato e ha lasciato che si creasse un vuoto normativo. Il 9 luglio 2019 è stato presentato il disegno di legge per l'introduzione del reato di omicidio nautico e del reato di lesioni personali nautiche su iniziativa del senatore di Fratelli d'Italia Alberto Balboni, che ha tra i firmatari anche il senatore bresciano Gianpietro Maffoni. Il disegno di legge è però fermo in commissione dopo una serie di rinvii.
La tragedia di Salò potrebbe ora portare a una svolta.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato