La pietra, la statua e la scritta: storia e mistero a Desenzano
Lucidissima, sta lì in un angolo di piazza Malvezzi e chissà cosa potrebbe raccontare se parlasse: è la «pietra del giudizio» di Desenzano, una delle tantissime curiosità che il centro storico custodisce.
Armando Bellelli, presidente dell’associazione Xplora, in anni di studi e ricerche, ha collezionato un bel po’ di curiosità e stranezze locali: sulla pietra e sulla statua di Sant’Angela, o sull’incisione che campeggia su palazzo Todeschini.
Storie note, ma più spesso meno note, «risolte» oppure senza una spiegazione chiara. È il caso della pietra del giudizio: sta lì almeno dal 1555 e la sua storia è legata a una pratica penale giuridica di derivazione barbarica. I condannati per fallimento dovevano calarsi i calzoni di fronte alla folla e sbattere a forza le natiche nude sulla pietra per tre volte, presi per braccia e gambe dai propri carcerieri, prima di essere scortati lungo il vicolo dell’Interdetto fino alle prigioni comunali nella vicina piazza Cappelletti.
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