La make up artist Fabienne Rea: «Quella volta che truccai Naomi mentre Ferrè la vestiva»
Ha lavorato con i più grandi stilisti, fotografi ed editori della moda internazionale, sotto le sue sapienti mani sono passate alcune delle top model più celebri al mondo, eppure «per truccare una star o la signora della porta accanto serve lo stesso approccio: occorre mettersi all’ascolto dell’aspetto umano».
Lei è Fabienne Rea - make up artist dalla carriera internazionale - che nelle serate di venerdì 10 e 24 febbraio sarà ospite del MarteS - Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera (BS) per due workshop tematici (prenotazione obbligatoria al 0305787631 o prenotazioni@museomartes.com). Tra polveri, rossetti e mascara illustrerà... i trucchi - è proprio il caso di dirlo - di un’arte in continua evoluzione per rispondere alle esigenze di una società sempre più fluida, sensibile alle tematiche ambientaliste e attenta alla salute mentale.
In cosa consisteranno le due serate al Museo MarteS?
Saranno due lezioni teoriche e pratiche in cui mostrerò tecniche alla portata di tutti. Da come realizzare una buona base a come scolpire l’incarnato dando la giusta luminosità, o come valorizzare con garbo i tratti prestando attenzione ai sotto-toni e alla morfologia del viso. Parleremo inoltre di detersione della pelle e dell’igiene degli accessori da trucco. Un buon trucco è la proiezione esteriore di un sentire interiore, per questo farò una premessa sull’implicazione più intima del make up, che ha a che fare con l’ascolto della persona e delle esigenze nelle diverse fasi di vita. Nella seconda lezione mostrerò make up dai colori più elaborati, da sera o con elementi aggiuntivi, anche in base alle richieste dei partecipanti.
Scolpire, modellare, colori... Il gergo del settore make up ha mutuato molti suoi termini da quello delle arti visive.
Il discorso pittorico tange naturalmente quello del make up ed è una guida per chi svolge la mia professione. Anche per questo farò un parallelismo coi dipinti di varie epoche, evidenziando come gli artisti si servirono di ombreggiature, contrasti e un uso sapiente del chiaro scuro per definire morfologicamente i volti o rendere le espressioni rubiconde o grevi. Esattamente come nel trucco.
Nel corso della sua carriera lei ha collezionato una serie di incontri e collaborazioni con molti dei più grandi stilisti della scena mondiale. Ci regala qualche aneddoto?
L’assoluta umanità di Jean Paul Gaultier, che a pochi minuti dall’inizio della sfilata aiutava lo staff a mettere lo smalto nero sulle unghie dei modelli; il controllo chirurgico del signor Armani sull’intera filiera (passava in rassegna trucco e abiti di ogni singola modella). Krizia cercava una particolare tonalità di rosa ed io vagai per tutti gli store di cosmesi perché tenevo a trovare il rossetto che cercava. Tutti loro erano accomunati da una commovente dedizione al lavoro. Ricordo inoltre la volta in cui truccai Naomi mentre Ferrè le aggiustava il cappotto: attorno era il silenzio assoluto poiché a lei era riservata un’altra stanza rispetto al resto delle modelle. Mentre la cantante Diana Krall - moglie di Elvis Costello - mi regalò dei trucchi in segno di ringraziamento.
Il segmento beauty è molto evoluto per rispondere a tendenze di una società sempre fluida e inclusiva...
Da qualche anno i numeri della bellezza parlano chiaro: la spesa maschile sul fronte benessere, chirurgia, cosmesi e moda si è impennata. La diretta conseguenza è stata la creazione di linee dedicate alle esigenze specifiche dell’uomo nelle diverse fasi d’età e prodotti unisex. Si è conclusa l’epoca in cui l’uomo manifestava diffidenza nel farsi truccare complice il timore di risultare «meno uomo». Oggi il trucco è usato da chi vuole valorizzare la propria immagine in modo sobrio, da chi cerca confort e allineamento con la propria identità sessuale e da chi osa e sperimenta… a volte, occorre dirlo, in modo eccessivo.
C’è poi la questione ambientale e animalista. Anche su questo fronte il settore ha dimostrato di sapersi aggiornare e migliorare.
È un tema straordinariamente importante e le giovani generazioni di oggi vi prestano moltissima attenzione. In passato nessuno di noi si chiedeva quanta chimica vi fosse negli autoabbronzanti e quanto male potesse fare a noi e al pianeta. Oggi la clientela è decisamente consapevole: chiede prodotti anallergici, privi di sostanze tossiche, non testati su animali, dal packaging riciclabile. Ed il mercato si è evoluto in questo senso. Una percentuale di conservanti è necessaria per la conservazione dei prodotti ma i passi avanti sono stati notevoli.
Uno sguardo al futuro del suo settore.
Da qualche tempo ho avviato un confronto con un medico psicoterapeuta, per approfondire se e come la pratica del make up possa supportare persone reduci da malattie, traumi e adolescenti problematici.
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