Garda

La 26enne Michela torna a fornire pane e pasta all'Alto Garda

La montagna che resiste avrà presto un negozio di alimentari a Valvestino. E anche a Tignale sono scesi in campo i giovani
Dietro al bancone. La 26enne Michela Ghidoni di Armo, al timone dell’alimentari di Valvestino - Foto © www.giornaledibrescia.it
Dietro al bancone. La 26enne Michela Ghidoni di Armo, al timone dell’alimentari di Valvestino - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Sono il simbolo della montagna che resiste. Le piccole botteghe di alimentari, dove si trova il pane, la pasta e quel poco altro che serve per il pranzo e la cena, sono roccaforti contro l’abbandono delle terre alte. E quando ne riapre una è sempre un bel segnale di speranza.

Come quello che arriva dal Comune di Valvestino. La notizia, che altrove passerebbe inosservata, qui assume tutto un altro valore. L’area dell’Alto Garda più isolata e lontana dai servizi dell’affollata riviera, torna ad avere un negozio di alimentari di prossimità, che diventa un servizio totale per tutta la comunità, per i 170 abitanti del Comune di Valvestino, ma anche per le 145 anime della vicina Magasa, rimaste senza un posto dove poter fare la spesa da quando, la scorsa estate, Caterina Piccini abbassò definitivamente la serranda dell’unico negozio rimasto. E c’era il timore che lo stesso potesse accadere a Valvestino.

«Invece - dice il sindaco Davide Pace - il bando per affidare il bar alimentari di Turano, di proprietà comunale e chiuso dal 31 dicembre per il pensionamento dei vecchi gestori, non è andato deserto. Mercoledì il negozio ha riaperto i battenti. Il locale è stato assegnato con un contratto di sei anni più sei alla 26enne Michela Ghidoni di Armo. È un segnale molto positivo, perché è l’unico alimentari oggi aperto in tutta la valle».

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Un’ottima notizia, alla quale, si spera, ne seguirà forse un’altra proveniente da Magasa, dove la chiusura dell’alimentari Piccini ha generato grandi disagi per la comunità più anziana della Lombardia (l’età media è di 62,8 anni). «C’è un progetto per la riapertura - annuncia il sindaco Venturini -, restano da sistemare gli ultimi dettagli, ma forse riusciremo a riaprire il negozio».

Il problema dell’abbandono della montagna è comune a tanti centri altogardesani che hanno un vasto entroterra. Si pensi a Costa di Gargnano, la frazione italiana più lontana dal capoluogo, 18 chilometri: «Fino a qualche anno fa - spiega il sindaco Giovanni Albini - a Costa c’erano tre trattorie e un negozio, oggi resta solo una trattoria. Sono rimasti senza bottega anche Liano, Fornico, Formaga. Resiste, invece, quella di Muslone. La speranza è che il nuovo hotel 5 stelle che sorgerà a Formaga possa dare impulso alla rinascita di un’attività». Un segnale positivo arriva da Tignale: «L’associazione Giovani Ora - dice il sindaco Daniele Bonassi - ha riaperto, grazie a un bando del Gal, il bar con bottega a Prabione. Sono realtà indispensabili per la gente di queste piccole frazioni, che può tornare ad acquistare nel proprio paese il pane, la pasta e quei beni di prima necessità che garantiscono la sopravvivenza della comunità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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