Incidente nautico, «Quei 4 secondi per salvare Greta e Umberto»
Quattro secondi. Il tempo di contare milleeuno, milleedue, milleetre e milleequattro. Un tempo abbondante, in condizioni «normali», per sterzare di pochi gradi, o per abbassare la manetta dell’acceleratore, o per mettere in folle. Un tempo - che in termini di spazio equivale a 40 metri - più che sufficiente per evitare una immane tragedia, anche navigando sul pelo dell’acqua ad oltre 19 nodi all’ora, circa quattro volte oltre il limite.
La dinamica
Che a Patrick Kassen e Christian Tiesmann, la sera del 19 giugno scorso, non sarebbero mancati i margini di manovra per evitare di mandare il loro Riva Aquarama sopra il gozzo di Umberto Garzarella e Greta Nedrotti e di uccidere i due giovani, è convinzione del consulente del pm Maria Cristina Bonomo. Il capitano Diego Ammirati, chiamato a deporre nel corso del processo che si sta celebrando a carico dei due turisti tedeschi accusati del duplice omicidio colposo e del naufragio che si sono consumati sette mesi fa nel golfo di Salò, ha illustrato le modalità attraverso le quali ha ricostruito la dinamica dell’incidente e la percezione che, di quanto stava accadendo, avrebbero potuto avere Greta e Umberto da una parte, Kassen e Teismann dall’altra.
Dopo aver stabilito la velocità del Riva, Ammirati ha passato in rassegna la dotazione dei due natanti. «Il gozzo di Garzarella scarrocciava verso San Felice - ha spiegato - con la luce bianca in testa d’albero accesa e funzionante. Si poteva vedere da due miglia di distanza. Altrettanto - ha proseguito l’esperto - non si può dire del Riva. Il motoscafo è dotato di luci di direzione rossa e verde e di un fanale bianco centrale. Si tratta di dispositivi raggruppati e posti al centro del ponte di prua, nei pressi del parabrezza del motoscafo, ma soprattutto non omologati, anche perché il natante è stato costruito a metà degli anni ’60. A quella velocità peraltro l’imbarcazione era "appoppata": aveva un’inclinazione di 6 gradi, ragione per cui le luci di posizione non erano visibili se non ad una distanza di undici metri».Se il gozzo con Greta ed Umberto poteva essere scorto anche da tre chilometri e mezzo, peraltro in una nottata di luna piena come quella del 19 giugno 2021, per accorgersi della presenza del Riva e per levarsi dalla rotta di collisione - stando al consulente - Umberto aveva avuto solo un secondo.
Le condizioni
Escluso l’atto di pirateria - quindi il naufragio doloso - resta da capire perché nonostante i margini di manovra Kassen e il proprietario del motoscafo non siano riusciti ad evitare la collisione. «Tra l’avvistamento dell’ostacolo e l’intervento per evitarlo passano dai 50 centesimi di secondo al secondo. C’era tempo per cambiare rotta o fermare l’imbarcazione. In condizioni normali». Normalità che l’accusa mette da sempre in dubbio, e che ha messo in dubbio anche attraverso altri testimoni.
Ieri sono stati sentiti anche Florian Elbergen, un cliente del ristorante «Il Sogno» di San Felice, che quella sera cenò al fianco di Kassen e Teismann, ma pure Christian Casali del Nucleo investigativo dell’Arma che ha analizzato il contenuto dei cellulari dei due imputati. Il primo ha detto di aver visto i due imputati arrivare ubriachi al ristorante e di averli visti ripartire nelle stesse condizioni. Ricorda vodka sul loro tavolo, oltre ai sorbetti e al vino. Sugli smartphone dei due il secondo ha trovato alcune foto che li ritraevano in barca, e non solo, con il calice in mano; ma anche un messaggio nel quale una persona registrata da Kassen come "mama", in risposta ad un suo messaggio con foto, gli scriveva: «Vergognatevi, da come ridi avete bevuto molto alcol».
Il processo è stato aggiornato al 2 febbraio per il confronto tra consulenti. L’esame di Kassen e Teismann - in aula ieri per la prima volta - è in programma il 14 febbraio.
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