Incidente nautico, la seconda barca c'era: il video del passaggio
Un’altra barca è passata. Lo confermano le immagini delle telecamere puntate sul Golfo di Salò, le stesse che - dal sistema di videosorveglianza di una villa affacciata sul lago - hanno ripreso i terribili secondi dell’incidente nautico in cui sono morti Greta Nedrotti, 25 anni, e Umberto Garzarella, 37enne, investiti da un motoscafo mentre erano fermi sul loro gozzo.
A bordo del Riva Aquarama, invece, c’erano i due amici Patrick Kassen e Christian Teismann - rispettivamente alla guida e proprietario dell’imbarcazione e entrambi a processo per omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso - che venerdì in aula hanno ribadito di non essersi accorti di nulla. Anzi, di aver percepito «un "tac" e una vibrazione sotto ai piedi» e di aver guardato indietro per scorgere l’ostacolo urtato, simile secondo la loro testimonianza a un «pezzo di legno». Poi, dopo che un secondo motoscafo è passato seguendo la loro rotta dando un colpo di clacson in segno di saluto, hanno interpretato quel passaggio senza segnalazioni come un via libera.
Cosa dicono le telecamere
Il minutaggio della registrazione corrisponde con quanto detto dai tedeschi: alle 23.24.23 (sullo schermo si legge 00.24.23 perché le telecamere erano un’ora avanti ndr) l’impatto, dalle 23:26:58 il passaggio di un secondo motoscafo, che secondo quanto riferito, era un altro Riva.Dalle immagini si vede chiaramente l’altro motoscafo passare, ma da quell’inquadratura non è più possibile vedere se, e per quanto tempo, i due tedeschi si sono fermati per cercare di capire cosa fosse successo. «Ci siamo fermati per guardarci intorno se vedevamo o sentito qualcosa, ma non c'era niente. Non abbiamo visto niente» ha ribadito Kassen.
Quei due minuti
La finestra temporale di due minuti coincide con quanto sostenuto da Teismann, che venerdì durante il suo esame ha detto: «Sono stati due minuti, ma il tempo che ho percepito è stato molto più lungo» . Poi, dopo che si sono resi conto che il Riva stava imbarcando acqua, si sono affrettati a rientrare al rimessaggio Arcangeli per paura di affondare. La stessa darsena dove, come riferito dai due imputati, aveva attraccato il motoscafo che ha suonato il clacson per poi sorpassarli.
Ad oggi, però, il proprietario di quel motoscafo non ha parlato. Diventa ancora più significativo, allora, l’appello di Enzo Garzarella, papà di Umberto, che a margine dell’udienza di venerdì ha chiesto: «Chi sa e ha visto, parli». E ancora: «Questa persona conosce di sicuro il punto preciso a Portese dove c’è stato lo schianto e le condizioni di quella sera: orario, luminosità con la luna piena, lago piatto - ha detto -. Vorrei che scrivesse al Giornale di Brescia, se non vuole presentarsi in tribunale, per raccontare tutto quello che sa. Questa persona se sa, non può vivere con questo peso sulla coscienza. Almeno scriva al giornale quello che ha visto».
La testimonianza del giorno dopo
Il passaggio di una seconda barca (nel video ce n'è anche una terza, che però passa molto distante, a 10 minuti dall'impatto e in direzione opposta) era già stato raccontato dai testimoni intervistati da Giornale di Brescia e Teletutto il giorno dopo l'incidente. Era domenica 20 giugno 2021, quando al microfono di Pierpaolo Prati, la testimone Giulia Bombardieri e il marito Daniele raccontavano di un boato fortissimo. I due giovani coniugi in villeggiatura nel fine settimana sul Garda, quella sera erano nel giardino di una villa di Portese che affaccia sul golfo di Salò e stavano guardando oltre la loro siepe, proprio nel punto e nell’istante in cui il motoscafo ha travolto Greta Nedrotti ed Umberto Garzarella.
I due hanno raccontato quanto visto e quanto sentito ai soccorritori e hanno fornito coordinate decisive per centrare le ricerche. In quell'occasione avevano detto: «Pochi minuti dopo, da quello stesso punto, è passata un’altra barca: ha dato un colpo di tromba e se n’è andata».
L'avvocato della famiglia Nedrotti
Durante la trasmissione Messi a fuoco su Teletutto, che venerdì sera è stata dedicata al caso, l’avvocato Caterina Braga, che rappresenta la famiglia Nedrotti, è partita da un fatto incontrovertibile: «Dovevano denunciare all’arrivo, ma avevano anche il dovere di accertarsi cosa fosse accaduto - insiste il legale-. Nelle immagini si vede il Riva fare un salto, come fai a proseguire senza accertarti di cosa hai urtato? Qualunque fossero le condizioni di Greta, finita in acqua, si sono girati per un attimo e poi sono andati via. Lasciare di notte in acqua qualcuno vuol dire decretarne la morte».
Il legale ha anche aggiunto, a proposito della condotta dei due tedeschi: «Due persone esperte, che hanno la patente nautica da più di dieci anni non possono investire qualcosa, tornare nella darsena Arcangeli con il motoscafo che imbarca acqua e non presentare denuncia. Non avvisare la Guardia costiera che in mezzo al lago c’è qualcosa che gli ha distrutto il Riva, un ramo, un remo, una boa, che potrebbe essere pericoloso per chiunque altro. È un atteggiamento gravissimo».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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