«In piazza con noi» si mette il cappello con la penna nera
Il nostro giornale, la nostra emittente Teletutto, sono alpini da sempre. La nostra trasmissione, «In piazza con noi», domenica mette il cappello verde a triangolo e segue a Polpenazze la sfilata degli alpini della Monte Suello. Clara Camplani e Marco Recalcati li tengono per mano tutto il mattino e alle 11 li portano, in diretta, nel cuore delle migliaia dei nostri telespettatori, alla voce dalla nostra radio Brescia Sette, sul web, ovviamente sulle pagine del giornale. Replica alle 20.30.
Il presidente sezionale Sergio Poinelli riassume la due giorni di sabato e domenica: «Ci ritroviamo con tutti i 57 gruppi per ribadire la voglia di stare insieme in un clima di solidarietà per rendere visibile la difesa e salvaguardia del territorio, per confermare l'attaccamento alla Patria, per onorare con fierezza la nostra bandiera e per fare memoria celebrando tutti i Caduti in guerra e in pace». Il capogruppo Claudio Mazzacani sottolinea «i valori fondanti la grande famiglia alpina che trovano conferma nella sua storia gloriosa e insieme dolorosa e, soprattutto, si riaffermano con risoluta convinzione anche nelle evenienze dei nostri giorni».
Da lontano si alza un totem umano, un alpino di tempra eroica, uno di quelli che ha vissuto su quattro fronti di guerra, ferito, congelato, tornato. Ha compiuto 99 anni alla metà di agosto e cammina nel cerchio largo dei cent’anni con una postura di una retta semplicità elegante. Uomo affabile, ci accoglie nella casa del figlio a Villa Carcina, proveniente da Muscoline e dunque nella sezione della Monte Suello. Si chiama Pietro Seminario, tiene a mente i sentieri e le grandi pianure della ritirata di Russia, il sergentino portato sulle spalle e morto dopo qualche chilometro. Ricorda i guanti di pelle di animale, tolti per sostenere con sicurezza le gambe del sergentino e il cedimento di lui ormai privo di vita. Lo troviamo con il cappello posto davanti, sul tavolo del salotto.
Gli chiediamo di toccarlo non di provarlo e lui sorride e spiega che non è il cappello della Russia: «Quello - dice - l’ho perso durante un attacco dei sovietici. Ad un certo punto, da una collina era spuntato un carro armato prima invisibile, confuso con la neve, coperto da un lenzuolo bianco. Il nostro battaglione era completamente scoperto e fu la prima parte della ritirata. I miei piedi erano congelati e fui curato in diversi ospedali».
Di notte, lo colpisce ancora l’incubo degli assalti. Sua moglie Angelina lo tranquillizza e gli dice che fuori la notte è amica, che il tempo dei nemici è sparito e deve riprendere il sonno. Intanto, nella piazza di Polpenazze compaiono i segni della festa e si sente ovunque il compiacimento per ospitare gli alpini e i colori prendono la scena della vita: porta quiete e cresce l’attesa, il verde della Monte Suello accostato alle tinte temperate del lago più bello del mondo. Difficile stare lontani.
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