Il Tar non ferma l’Alta velocità: ricorso dei No Tav respinto
Il Tar non ferma l’alta velocità: il tribunale amministrativo del Lazio ha rigettato il ricorso presentato dal Coordinamento No Tav Brescia-Verona con altri sessanta soggetti, tra associazioni locali e nazionali, aziende e privati, con l’adesione di cinque parlamentari Cinque Stelle.
La sentenza è stata pubblicata il 6 aprile scorso, ma solo ieri, il Coordinamento entrerà nel merito da un punto di vista tecnico perché, spiega Marina Beatini, «la sentenza è complessa e con numerose ombre: serve una spiegazione legale».
«Nonostante si abbia l’impressione che ormai la realizzazione dell’opera abbia assunto i tratti di una presa di posizione, non ci fermeremo al Tar».
Cento pagine, il ricorso, e presentato documento su documento contro il sostanziale «via libera» al progetto: a partire dal decreto del ministero dell’Ambiente 50/2016 che di fatto ha determinato la positiva conclusione dell’istruttoria di verifica di ottemperanza del progetto definitivo della tratta Brescia-Verona alle prescrizioni poste con il progetto preliminare approvato dal Cipe nel 2003, fino alla delibera per la reiterazione del vincolo di esproprio presente sulle proprietà interessate a partire dal 2001 e al decreto in cui veniva espresso parere di compatibilità ambientale (Vas). Tutti contestati, i documenti.
Ma il Tar non ha dato ragione ai ricorrenti: oltre sessanta, si diceva, i firmatari «lasciati al palo». Parte del ricorso considerato inammissibile, parte rigettato, ma spese compensate «per la complessità delle questioni trattate», si legge nella sentenza.
Quali saranno le prossime mosse del Coordinamento No Tav Brescia-Verona e di chi lo sta sostenendo si scoprirà solo oggi: fatto sta che già era stato spiegato in occasione dell’incontro dedicato alla presentazione del ricorso appena rigettato. Il Tar era solo l’inizio: l’obiettivo, infatti, era di arrivare alla Corte di giustizia europea.
Da ricordare anche il fatto che lo stesso Coordinamento ha depositato un esposto all’Unesco per la tutela del laghetto del Frassino, «destinato a prosciugarsi in massimo otto anni secondo le stesse valutazioni idrogeologiche dei General Contractors».
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