Garda

Il parco della Battaglia a rischio per colpa della Tav

La realizzazione del sogno sulla carta è a un passo, ma sul Parco della Battaglia pende una spada di Damocle chiamata Tav
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La realizzazione del sogno sulla carta è a un passo. Ma sul Parco della Battaglia, il progetto di tutela e valorizzazione dei 500 ettari di San Martino, pende una spada di Damocle chiamata Tav

Il Parco sarà cosa fatta a breve: manca solo il passaggio in Consiglio comunale. Ma il progetto Tav, in particolare la recentissima novità avanzata dalla Regione di realizzare una stazione dell’alta velocità proprio a San Martino, ossia in pieno Parco, ha suscitato non poche perplessità. In primo luogo nel sindaco Rosa Leso, che in un incontro di presentazione del Parco ha detto che «l’idea della stazione a San Martino è stupefacente, perché non tiene minimamente conto della volontà dei cittadini e delle amministrazioni locali». 

 Il sindaco in quell’occasione e Gabriele Lovisetto lì e successivamente, nella duplice veste di presidente del comitato parco delle colline moreniche e del consorzio colline moreniche, hanno parlato di territorio, tutela, valorizzazione: di come, insomma, far brillare al meglio il diamante grezzo del Parco. Un progetto che «è della comunità - ha detto Rosa Leso - e realizzato al fine di accrescere la consapevolezza del valore intrinseco del territorio, di non disperdere questo valore per consegnarlo ai nostri figli accresciuto». Un valore, ancora, «che la costruzione della linea Tav e della stazione a San Martino - rincara Lovisetto - sono destinati a minare irrimediabilmente». 

Il presidente parte da un assunto fondamentale: «L’ambiente come bene primario dell’uomo. Un concetto rimarcato da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ e sottoscritto dal patto dei sindaci di Parigi. Non si può prescindere da questo». A dire di Lovisetto, «l’incremento delle infrastrutture e treni ad alta velocità sono necessari per una nazione che vuole progredire, ma serve equilibrio. Per questo non ci diciamo contrari all’alta velocità, anzi. Ma se esistono alternative serie, ed esistono, vanno prese in considerazione: potenziare e ammodernare la linea storica è fattibile. Si risparmierebbe il territorio e si tutelerebbero aziende di pregio, si ridurrebbero i costi dell’intervento. 

«Ovvio - continua Lovisetto - che avere una stazione collegata all’alta velocità è cosa buona per il turismo, ma le stazioni esistono già. Desenzano ha impiegato 150 anni per realizzare la rete di infrastrutture che fanno riferimento alla stazione: dagli autobus ai collegamenti con Navigarda. Cosa comporterebbe realizzarne una nuova a pochi chilometri di distanza? Sarebbe una cattedrale nel deserto e si renderebbe necessario un totale ripensamento della viabilità stradale esistente, con le conseguenze che ne deriverebbero. E allargando il campo: oggi l’idea stessa di turismo passa per il concetto di ecosostenibilità ambientale. È uno degli obiettivi che vogliamo raggiungere con l’istituzione del Parco. Un obiettivo che la nuova linea e la nuova stazione stravolgerebbero».

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