Garda

Il Garda come un mare: nasce il catalogo delle burrasche

Il prof. Bertazzi dell’Istituto di Geofisica e di Biologia ha classificato i fenomeni dal 2010 e poi li ha studiati
Nel 2015. Un nubifragio che ha colpito la zona di Gardone Riviera - © www.giornaledibrescia.it
Nel 2015. Un nubifragio che ha colpito la zona di Gardone Riviera - © www.giornaledibrescia.it
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«Fluctibus et fremitu adsurgens, Benace, marino»: non avrà di certo avuto a disposizione le moderne tecnologie per affermarlo scientificamente, Virgilio nelle sue Georgiche, ma che tra tutti i laghi il Benaco sia quello più simile al mare se n’era bene accorto.

Oggi quei flutti e quell’impeto marino che il poeta attribuiva al lago di Garda vengono costantemente monitorati con sofisticate apparecchiature: è, questo, il pane quotidiano dell’Istituto di Geofisica e di Biologia Sperimentale del Garda, diretto dal professor Gianfranco Bertazzi, che dalla specola del castello di Desenzano il lago lo studia ogni giorno in ogni sua manifestazione. L’Istituto, che collabora sia con l’Università degli Studi di Brescia, sia con l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste, si occupa di sismologia, effettua studi di limnologia sull’area benacense, si interessa di bioclimatologia ed effettua studi e ricerche sulla fisica dell’atmosfera e nel campo della meteorologia.

Recentissima è, per quanto riguarda in particolare quest’ultimo capitolo, la catalogazione delle burrasche sul lago di Garda: il professor Bertazzi le ha classificate tutte, dal 2010 sino a oggi. Cosa che ha permesso di avere un quadro molto preciso della situazione e di «dare ragione» a Virgilio: «Il Garda - conferma il professor Bertazzi - per dinamica, tipologia e concreta manifestazione dei fenomeni di burrasca è a tutti gli effetti un piccolo mare interno».

Tenendo in mente la «turbolenza in aria serena» del 2003, una burrasca che ancora in molti ricordano sul lago per l’intensità con cui si manifestò e che Bertazzi annovera tra le «Wind Shear», ossia la più terribile tra le burrasche, basterà concentrarsi sugli ultimi anni per avere il polso dei fenomeni gardesani: ogni anno se ne contano sette, otto e i tre quarti avvengono nelle ore notturne, «perché nella notte si sviluppano linee di instabilità temporalesca che innescano venti di questo genere e che molto spesso non vengono percepiti dalla popolazione».

La maggioranza delle burrasche si sviluppa nell’alto e medio lago, per poi arrivare al basso Garda sotto forma di «strascichi»: «Perché il lago - spiega Bertazzi - è come un fiordo: le correnti si incanalano e provocano effetti più significativi dove è più stretto». Nel 2018 sono due le burrasche registrate dall'Istituto: la prima il 21 gennaio con venti da 17.3 a 14.8 metri al secondo; la seconda da 18.4 a 16.7 metri al secondo.

Sono otto, invece, le burrasche registrate nel 2017: quella più intensa il 30 luglio, un fenomeno che ha interessato tutto il bacino con venti da 19.4 a 16.7 m/s. Si possono prevedere? Sì, in misura variabile. Le burrasche vengono studiate attraverso strumenti di misurazione del vento e analisi satellitare; poi, il radar, unico in Lombardia, che consente previsioni molto attendibili: «Le burrasche - chiarisce Bertazzi - possono essere legate al passaggio di perturbazioni oppure al transito di temporali; nel primo caso è possibile prevederle dalle 24 alle 7 ore prima, nel secondo è più complesso, tre ore prima».

 

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