Garda

Il formaggio Tombea punta al futuro coi marchi Dop e Igp

Il prodotto di nicchia potrebbe acquisire nuove prospettive attraverso un progetto: «Può salvare la Valvestino»
Forme di formaggio Tombea
Forme di formaggio Tombea
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Consolidare le basi scientifiche della zootecnia locale per arrivare, un giorno non lontano, alle certificazioni Igp e Dop per il formaggio Tombea, prodotto simbolo della Valvestino e del Parco Alto Garda Bresciano.

Oggi questo delizioso formaggio di nicchia, prodotto in non più di duemila forme l’anno da una manciata di piccoli produttori di Magasa, Valvestino e Capovalle (cinque in tutto, un paio davvero «micro», con meno di una decina di mucche), è uno dei 264 Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Pat) riconosciuti dalla Regione Lombardia.

Ma l’Indicazione Geografica Protetta prima e la Denominazione di Origine Protetta poi potrebbero garantire ben altre prospettive al Tombea, ai suoi produttori e al suo territorio, non tanto e non solo in un’ottica commerciale, visti i numeri ridotti della produzione, ma soprattutto dal punto di vista della salvaguardia del paesaggio e dello sviluppo turistico. «Stiamo creando i presupposti scientifici - dice Davide Pace, sindaco di Valvestino e presidente della Comunità Montana dell’Alto Garda - necessari per permettere alle aziende zootecniche di fare rete, dialogare, codificare la filiera e consorziarsi, per poter cogliere questa opportunità».

Tutto ciò grazie a ValVes, progetto biennale (2022 - 2023) finanziato dal Gal GardaValsabbia tramite i fondi regionali del Programma di Sviluppo Rurale e finalizzato al «miglioramento dell’allevamento zootecnico locale e delle relative produzioni casearie, con la messa a punto delle più opportune tecniche di allevamento e alimentazione per ottimizzare la produzione, la qualità dei prodotti e il benessere animale, in un’ottica di sostenibilità ambientale, sociale ed economica».

Capofila del progetto è il Consorzio forestale Terra tra i due Laghi. «I numeri del Tombea sono marginali - dice il direttore Marilena Massarini -, ma ciò che conta è che questa produzione può salvare la Valvestino. Non ci interessa finire sul mercato, ma che la gente venga a consumare il Tombea in loco, come del resto sta già accadendo».

Partner di progetto sono Cerzoo, il Centro di ricerche per la zootecnica e l’ambiente dell’Università Cattolica di Piacenza e i docenti della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali, che nei giorni scorsi, ad un anno dall’avvio di ValVes, hanno presentato il lavoro svolto in un convegno. «Abbiamo capito - conclude Pace - che l’agricoltura e la zootecnica migliorano il paesaggio, aumentano l’attrattività e portano turismo. È questa la chiave di lettura di ValVes».  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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