Gli ambientalisti uniti: «Ciclovia del Garda? Meglio le vie d’acqua»
Vie d’acqua in alternativa ai tratti contestati della Ciclovia del Garda. Questa la proposta del Coordinamento interregionale a tutela del lago di Garda, animato da una trentina di associazioni ambientaliste (tra cui Wwf, Italia Nostra e Legambiente) delle Regioni Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige.
Il gruppo si batte contro il progetto dell’anello ciclabile del lago e prosegue parallelamente nell’opera di confronto con i diversi portatori d’interesse. Nei giorni scorsi il Coordinamento ha infatti incontrato Navigarda. Al direttore di servizio, ing. Giuseppe Mafale, sono state manifestate la note perplessità sul progetto predisposto da Regione Lombardia, in particolare per quanto riguarda il tratto dell’alto lago, «dove - dice il Coordinamento -, in aree di elevatissimo valore paesaggistico e naturalistico ed anche ad alto rischio geologico si prevedono la costruzione di impattanti passerelle sospese con paramassi, nuove gallerie artificiali, tratti sorretti da pilastri nel lago, in presenza di versanti assai franosi di cui in tutte le relazioni geologiche si sottolinea la instabilità e la conseguente pericolosità per i futuri fruitori (pedoni e ciclisti) della ciclovia».
Il Coordinamento sta lavorando alla definizione di «proposte alternative che coinvolgano l’intermodalità del servizio, per consentire la chiusura dell’anello della ciclovia nei punti rilevati critici usando la via d’acqua». Proposta che dovrà ovviamente risultare sostenibile economicamente. In proposito il Coordinamento ricorda i costi esorbitanti della ciclovia del Garda, pari a 344 milioni, solo in parte già finanziati. «Costi che aumenteranno ulteriormente - dicono le associazioni - anche in previsione delle manutenzioni annuali a carico di ogni Comune e di conseguenza dei cittadini, mentre sarebbe auspicabile spendere tali cifre per incrementare un servizio di trasporto pubblico utile a tutti». Prossimamente il Coordinamento incontrerà i referenti di Regione Lombardia augurandosi «una revisione progettuale partecipata».
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